«Il Comune si emancipi da mamma Provincia»

Salghetti spinge sul Pd: più autonomia e cultura per il capoluogo, una scuola bilingue Durnwalder: «Una colonna portante della nostra amministrazione. Fu decisivo per porre le basi legali dell’autonomia»



BOLZANO. Trentacinque anni al servizio dell’avvocatura. Per tre anni in Regione, poi in Provincia, con la parentesi del decennio come sindaco. Da ieri l’avvocato Salghetti è in pensione. Ma - anche se la politica fatta in prima persona non lo attira più - partecipa alle riunioni della Margherita sul costituendo Partito democratico. E, come esperto di legislazione provinciale e amministrazione comunale, propone la sua ricetta per il futuro: un Comune più autonomo, cioè meno soggetto allo strapotere provinciale, più cultura, e una scuola bilingue, per chi la vorrà frequentare.
Giovanni Salghetti Drioli venerdì è stato festeggiato a palazzo Widmann, presente anche il presidente Durnwalder che, nei confronti dell’avvocato, ha espresso lodi sia per la sua attività di vicedirettore generale, sia per quella di sindaco, svolta dal 1995 al 2005. «Un professionista - ha precisato Durnwalder - che ha fatto non solo il suo dovere, ma molto di più, e in tempi difficili. È stato una colonna portante dell’amministrazione, ha indicato all’ente pubblico nuove vie da percorrere. Dall’inizio degli anni Settanta, con il suo ingresso in Regione, e fino ad oggi, l’avvocato Salghetti ha contribuito a costruire la storia delle amministrazioni locali». «Negli anni Settanta - ha concluso - la tutela legale dell’ente pubblico non era un lavoro facile, mancavano riferimenti ed esperienze. Con l’aumento delle competenze, poi, servivano professionisti preparati, e Giovanni Salghetti è stato uno di questi». «In effetti è stata dura», chiosa l’avvocato Salghetti. «Dopo la laurea, ho iniziato come libero professionista e, in parte, come insegnante, alle medie e alle superiori. Poi, feci per tre anni il pendolare, avanti e indietro da Trento. Cominciai all’ufficio legale della Regione, poi passai all’ufficio di gabinetto di Grigolli; infine, nel 1973, passai in Provincia». Fu dura, spiega Salghetti, semplicemente perché «le regioni a statuto ordinario nacquero nel 1972, ma in realtà non furono operative fino al 1976. A questo c’era da sommare la specificità altoatesina: lunghe cause legali con la Corte costituzionale; in seguito con il Consiglio di Stato, e poi con il Tar. Il centralismo statale allora era molto forte, e a livello romano le resistenze erano notevoli». Salghetti ricorda cause civili durate anche oltre i 20 anni. Per questa sua esperienza giuridica, a Salghetti è rimasto il “tarlo” dell’autonomia, questa volta però a favore non della Provincia ma del Comune. «Lo ripeto anche alle riunioni della Margherita, in vista della costituzione del Partito democratico; in Alto Adige il Pd dovrebbe puntare a mio avviso su tre punti: maggiore autonomia del Comune rispetto alla Provincia, più stimoli culturali e accademici, magari sull’esempio di Trento, e poi, sarebbe davvero ora di istituire la scuola bilingue. Per quanto riguarda l’autonomia dalla Provincia, anche se i rapporti nell’ultimo decennio sono mutati e oggi le tensioni sono contenute, sarebbe ora che Bolzano si emancipasse. Come è stato contrastato il centralismo statale prima, e regionale poi, ora la città dovrebbe trattare da pari, cercando intese; insomma, non dovrebbe più subire imposizioni, per esempio su centri commerciali, aeroporto, inceneritore». Salghetti però, punta il dito su scuola, seconda lingua, università e cultura. «Adesso sono in pensione; mio figlio è avvocato, forse lo aiuterò. Ma poi mi dedicherò a musica, teatro, letture. Anche Bolzano dovrebbe puntare di più sulla cultura. In primis sulla scuola bilingue. Non per tutti, per carità. Ma chi lo desidera deve poterla frequentare».













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