L'INTERVISTA claudio volanti 

«Il fai da te non funziona Ed i medici sono sfiniti» 

Ordine dei medici, il presidente. «L’alternanza tra aperture e chiusure ha creato problemi  in tutta Italia, ma andare in controtendenza non ha fatto che aumentare la confusione»



Bolzano. Provincia di Bolzano e virus, andiamo male. Il monitoraggio Covid in Italia in base alla bozza trasmessa dall’Istituto superiore di sanità, indica un’incidenza che supera la soglia di 250 casi per 100.000 abitanti in tre casi: Alto Adige (770 per 100.000 abitanti) Trentino (254) e Umbria (283).

Cerchiamo ogni giorno di capire, intervistando gli esperti, come sia stato possibile arrivare a questo punto che ci costringe al quarto lockdown. Oggi lo chiediamo a Claudio Volanti, presidente dell’Ordine dei medici, che chiede a sua volta di istituire un tavolo stabile per decidere come affrontare la pandemia che non molla.

Dottore, come mai siamo arrivati a questo punto?

Il Covid è una questione mondiale. Le autorità nazionali hanno il diritto di dirci cosa fare e noi avremmo dovuto avere la pazienza di metterci in rete con gli altri ed accettare situazioni che possono sembrare temporaneamente scomode. L’alternanza tra aperture e chiusure ha creato problemi in tutta Italia, ma andare in controtendenza ha aumentato la confusione ed è passato una sorta di falso senso di sicurezza e di “libera tutti”. Dovevamo fare squadra con le altre regioni, il faidate non ha funzionato. E purtroppo hanno trovato sempre facile presa le argomentazioni negazioniste che potrebbero comportare purtoppo un'ulteriore difficoltà nel controllo della situazione sanitaria.

A novembre l’Alto Adige ha controllato 360 mila persone con i test rapidi e ad oggi in tutta la provincia sono stati effettuati 455.222 tamponi molecolari su 188.866 persone. E nonostante tutto non ne stiamo uscendo.

Com’è possibile?

È possibile perchè i test rapidi sono poco attendibili ed hanno un alto margine di errore, servono sì nel primo screening di comunità ma poi andava fatto il tracciamento con tampone molecolare. E questo non è successo. Ad un certo punto è anche saltato completamente il sistema del tracciamento dei positivi che all’inizio non è stato sufficientemente perseguito e poi quasi abbandonato. Col risultato che i positivi, soprattutto asintomatici, se ne sono andati in giro ad infettare gli altri. Ed il virus che prima camminava ha iniziato a correre.

La popolazione ha rispettato le regole? Ha indossato correttamente la mascherina? E i controlli sono stati adeguati?

No. Troppo spesso la popolazione non si è comportata come avrebbe dovuto. Se tutti avessimo indossato la mascherina correttamente, senza calarla sul mento, non saremmo a questo punto. Adesso siamo arrivati in alcuni casi all’obbligo dell’ffp2 ma per troppo tempo le mascherine in generale e la chirurgica in particolare non sono state raccomandate con la necessaria forza. E poi va detto che si sono rilevate in molti, troppi territori, la mancanza di controlli adeguati e si sono tollerati anche troppi assembramenti.

Gli ospedali hanno superato il limite, abbiamo 42 pazienti in Rianimazione e personale sotto stress da mesi.

Per i medici e non solo un incubo senza fine.

Il personale medico si è sacrificato con un sovraccarico lavorativo ed emotivo mai visto. Abbiamo pagato con un elevato tasso di contagi anche in provincia di Bolzano mentre in Italia i decessi sono stati più di 300. E vorrei parlare anche delle Rianimazioni. Il sistema delle intensive da noi è debole per cui chi ha deciso per le aperture quando il resto d’Italia chiudeva, ha sbagliato. Andava poi protetto maggiormente anche chi lavora in ospedale.

Va anche detto che sono finiti tutti in ospedale perchè in troppo spesso la nostra medicina di famiglia non è stata in grado di curare i malati a casa. C’è chi si è sentito abbandonato.

Sono anni che continuiamo a ripetere la stessa cosa. Va attuata la riforma sanitaria della medicina territoriale di cui parlava prima l’ex assessora Martha Stocker ed ancora prima Richard Theiner. E sono passati anni. Occorreva promuovere maggiormente le strutture tipo Usca, integrandole con medici specialisti, pneumologi, infettivologi per poter curare i malati a casa. Senza appunto far sì che si sentissero abbandonati per correre al Pronto soccorso dell’ospedale con gli effetti che vediamo ora: sovraccarico, saturazione dei letti e aumento dei contagi nelle strutture sanitarie. Ma sono anni che noi medici andiamo dicendo la stesse cose.

V.F.













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