Il Fondo Ambiente accende i riflettori sull’ “altro Virgolo”

Sabato e domenica porte aperte per due goielli dimenticati Invito a visitare le chiese di San Vigilio e del Santo Sepolcro


di Paolo Campostrini


di Paolo Campostrini

In attesa di decidere cosa diventare, il Virgolo prova a capire cosa potrebbe già essere. Perché dentro un destino di degrado, la collina del nostro scontento aspetta solo che qualcuno ci risalga. «Noi l'abbiamo fatto, aspettatevi delle sorprese» dicono al Fai. Le sorprese sono dentro due chiese. Quella del Santo Sepolcro e quella di San Vigilio. E' bastato aprirle ed è riapparso un cammino di preghiera che collega il Virgolo alle altre grandi "stazioni" dell' antica devozione alpina. Aprire monumenti chiusi, ecco quello che si è messo a fare il Fai. Bussare alla porta dei dimenticati, accendere la luce dove qualcuno ha fatto buio. Lo farà anche al Virgolo, il 23 e il 24 marzo, per la sua "Giornata" (la XXI di primavera). Porte aperte nella collina dei dimenticati. Un posto che oggi mette paura. Sentite Paola Bassetti, la storica che ha supportato il Fai nel gestire questo temporaneo ripristino: «Allora, l'altro giorno ci sono salita - racconta-, era mattina. Ho guardato le chiese. Ci ho messo il naso dentro. Poi, quando sono scesa, alle cinque, c'era appena stato un omicidio. Non so se mi spiego». Sì, si spiega. E' questa oggi la collina di Bolzano. Schiacciata tra la paura di aderire a progetti di recupero imprenditoriale accusati di essere temerariamente invasivi e le "grida" di chi vorrebbe restituirla ad un destino ecocompatibile ma troppo vicino alla decrescita infelice. «Non è un caso che il Fai ci abbia messo i riflettori» ha osservato l'assessore Tommasini. Il quale si aspetta, evidentemente, che Bolzano si muovesse. Si è mosso, per adesso, solo il Fai di Simona Kettmeier. Ma lo ha fatto con la "potenza di fuoco" di una associazione che , ormai da 21 anni, non trova ostacoli. Perché il Virgolo se lo meritava, questa frustata di attenzione. E' lassù che sorgeva il "castellum Bauzanum" (con l'onore di una citazione da Paolo Diacono), posto di controllo del conte baiuvaro sulla conca già nel 680. E poi l'ex castello Weineck (distrutto da Mainardo II) dalla cui cappella nacque, intorno al XII secolo, la chiesa di San Vigilio, prima tappa Fai. Crollata assieme al castello, forse già durante l'attacco del conte, la chiesa ebbe la forza di riprendersi e di ospitare, alla fine del 1300, uno straordinario ciclo di affreschi (ancora leggibile) sulla vita di Maria e le storie di San Vigilio. Si sentiva,allora e certo per merito dei vescovi di Trento, l'aria della grande arte italiana che saliva dalla valle dell'Adige. «C'è l'insegnamento del veronese Altichiero» ha chiarito Paola Bassetti. Poi la chiesa del Santo Sepolcro. E' quella più visibile. Un segno barocco sul dorso della collina. Conosciuta come "Il Calvario" perchè posta al termine di una delle più suggestive Via Crucis dell'arco alpino. Con le statue di legno di Georg Mayr, gli stucchi di Gerolamo Aliprandi. Dentro, una rincorsa illusionistica fino all'altare maggiore, con la pala di Martin Stadler.

Tanto che alla fine uno si chiede: perchè? Già, perchè il Virgolo è ancora così; umiliato in un degrado senza precedenti? Il Fai se lo chiede ma intanto si muove. In una visione "olistica" ha detto Simona Kettmeir, che mette tutto insieme. Perché il Virgolo è anche natura. «E' felicemente preda della vegetazione sub-mediterranea - ha spiegato il naturalista Thomas Wilhalm alla presentazione della Giornata -; nelle zone esposte al sole ci sono i boschi di roverella . In quelle più ombrose, si sviluppa il carpino nero e l'orniello». Un'antologia. E infatti, venivano da nord e da sud a visitarlo anche per questo. Ancor oggi, visto che intorno il Guncina e il Colle hanno avuto un diverso destino costruttivo, il Virgolo è una testimonianza di quello che era la conca di Bolzano prima del cemento. Il Virgolo è lì, e aspetta. Non è cambiato, è solo più impolverato. Sabato e domenica il Fai ci aiuterà a capire se è ancora il caso di lasciarlo com'è o se, al contrario, è il tempo che Bolzano si riprenda la sua collina.

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