Il gattaro amico dei randagi

Ugo Malachin da 22 anni si occupa di una colonia felina lungo la passeggiata del Guncina


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «I gatti sono animali particolari: non so cosa mi danno. Ciò che è certo è che mi fanno star bene». Di più non serve per spiegare il legame speciale tra Ugo Malachin, 56 anni bolzanino - dipendente della Telecom, vegetariano convinto con la passione per la musica rock e disco ascoltata rigorosamente con dischi in vinile - e Ginger, Timothy, Grimilde, Enrico e compagni che vivono nella colonia felina del Guncina: in tutto sono dieci i gatti di cui si cura dal 1995. Basta un fischio e loro arrivano perché Ugo, il “gattaro”, in questi ventidue anni è mancato raramente - solo quando si è concesso qualche giorno di ferie - all’appuntamento.

Arriva alla mattina presto in bici - prima di andare in ufficio - carico di borse di plastica e lo zaino sulla schiena. Chiude la bici intorno ad un albero e sale a piedi i primi tornanti della passeggiata che a quell’ora è quasi deserta, passa davanti ai due complessi sorti al posto dell’ex hotel Germania e arriva dai suoi mici che sono già lì che lo aspettano. Perché nelle borse e nello zaino c’è ogni bendidio: le scatolette con la carne di pollo, tacchino, tonno e poi i croccantini. Roba da leccarsi i baffi.

Sulle passeggiate del Guncina sono tre le colonie feline: due nella parte bassa curate da tre gattari; e quella di Malachin nella parte alta, da dove si domina la conca di Bolzano. L’ideale per questi animali che amano passare ore sdraiati sui sassi scaldati dal sole.

«Ho cominciato all’inizio degli anni ’90 dando una mano ad una signora - racconta - poi lei ha smesso, perché non ce la faceva più, e io mi sono appassionato alla causa: d’allora non ho più smesso».

Il legame è diventato così forte che chi frequenta le passeggia, il “gattaro” lo incrocia due volte al giorno: la mattina presto e il pomeriggio, intorno alle 18. Quando esce dall’ufficio, prima di tornare a casa, fa un salto.

«Alla mattina sono di fretta e non ho tempo. Per questo torno il pomeriggio, per coccolarli e farmi coccolare. Ci facciamo compagnia a vicenda. Poi per me che sarei tendenzialmente pigro è un’occasione per fare un po’ di movimento e stare all’aria aperta».

Malachin non ha mai chiesto nulla a nessuno: «Il cibo lo compro con i miei soldi e anche la sterilizzazione la pago io. Preferisco così: non chiedo nulla e nessuno mi può chiedere niente».

È orgoglioso perché dopo anni che non nascevano gattini e quelli che nascevano morivano poco dopo, uccisi da una malattia che prendeva loro gli occhi, l’anno scorso sono nati piccoli sani che sono riusciti a superare l’inverno.

«Temevo non ce la facessero - dice - perché quando è arrivato il freddo erano ancora molto piccoli. Invece hanno superato indenni il periodo critico e adesso li farò sterilizzare, per evitare che la colonia cresca troppo».

A preoccuparlo è il futuro dei suoi amici.

«A me piacerebbe avere uno spazio al chiuso, basterebbe anche un garage o qualcosa che comunque sia al coperto, dove poterli tenere quando diventano vecchi e hanno bisogno di qualche cura in più. Quando qualcuno sta male me lo porto a casa, ma per animali che sono cresciuti all’aperto non è facile. Però mi dispiace troppo lasciarli qui quando capisco che rimane loro ormai poco da vivere».

GUARDA IL VIDEO

SUL NOSTRO SITO

WWW.ALTOADIGE.IT













Altre notizie

Il caso

Chico Forti, si avvicina il rientro in Italia: ha lasciato il carcere di Miami: "Per me comincia la rinascita"

Da ieri il 65enne trentino, condannato all’ergastolo per omicidio, è trattenuto dall'Immigrazione Usa: nelle scorse ore firmato l’accordo per scontare la pena in Italia

LA PROCEDURA. La sentenza Usa sarà trasmessa alla Corte d'Appello di Trento
IL RIMPATRIO. Il ministro Nordio: «Chico Forti, lavoriamo per il suo ritorno in Italia il prima possibile»
L'ANNUNCIO Giorgia Meloni: "Chico Forti torna in Italia"

Attualità