«Il Giardino vescovile richiede un rilancio dolce»

Letrari, Thaler e Frei critici su progetti in grande stile e attrazioni tipo Soliman: «C’è un piano con piantagione a tema e bisogna ascoltare la volontà dei cittadini»



BRESSANONE. Con il progetto estivo del labirinto con l'elefante Soliman si aprirà il Giardino vescovile il 22 luglio. La novità è annunciata da tempo, ma cresce “la nostra paura che il lavoro per arrivare a un progetto vincente e ben accettato da una maggioranza venga ignorato”. Lo scrivono i consiglieri di Lista Alternativa Ecosociale Elda Letrari, Elisabeth Thaler e Markus Frei riproponendo la questione relativa al rilancio del cuore verde di Bressanone.

“Il Comune ha stipulato nel 2008 un contratto d'affitto per il Giardino vescovile con un esborso annuo di quasi 30.000 euro. Per la fine del 2014 – riassumono i tre consiglieri - l'amministrazione comunale aveva annunciato il progetto esecutivo, tuttavia con considerevoli limitazioni: ciò a causa dei notevoli costi del progetto, che si aggiravano sui 4,5 milioni. Il 25 marzo 2015 fu approvato all'unanimità dalla giunta e presentato un progetto preliminare, ridimensionato, con costi pari a 2,5 milioni, che prevedeva una piantagione a tema. A favore votarono anche gli allora assessori Paula Bacher, Claudio Del Piero e Peter Brunner”.

“Per quanto quel progetto preliminare sia stato approvato con l'assenso degli esperti e il processo per realizzarlo abbia comportato un esborso finora considerevole, la nuova giunta lo considera nulla più di una base di discussione. Si sottolinea che si deve trovare il modo per rendere questo Giardino più attrattivo e che gli operatori turistici si sono rivolti al progettista del pomario, lo svizzero Steiner, per un progetto da oltre 15 milioni di euro. Cosa c'è da aspettarsi ancora?”

“Il sindaco Brunner promise un'ampia possibilità di partecipazione al dibattito sulla trasformazione del Giardino. Finora però solo pochi sono stati coinvolti. Già da mesi – incalzano i consiglieri di Alternativa Ecosociale - l'amministrazione comunale tenta di distogliere i brissinesi dal desiderio di avere un giardino pubblico con la motivazione che ciò comporti dei costi di gestione superiori a 600.000 euro, considerati insostenibili. Solo un'attrazione con ingresso a pagamento potrebbe garantire un bilancio non in rosso. Almeno questa è la versione degli operatori turistici. Gli esperti calcolano che per un frutteto di dimensioni pari al nostro Giardino (circa 3 ettari) si spendano annualmente da 100.000 a 120.000 euro. Se si prevedessero volontari e collaboratori a titolo gratuito questi importi potrebbero scendere. La lievitazione dei preventivi dai 150.00 fino ai 600.000 euro è solo speculazione politica”.

“Questo bene culturale di livello europeo necessita di uno sviluppo dolce – chiudono Letrari, Thaler e Frei - e non può essere lasciato in balia di interessi di miope politica economica. Il futuro del giardino vescovile dev'essere integrato nello sviluppo della città”. Il progetto vincitore, secondo Alternativa Ecosociale, prevede questo.













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