BOLZANO

Il Natale dentro il carcere di Bolzano tra sorprese e malinconia

Dal pranzo speciale alla lontananza della famiglia. Ieri la messa col vescovo


di Alan Conti


BOLZANO. «Cosa vuoi, qui dentro i giorni scorrono tutti uguali. Tu mi chiedi del Natale e io ti rispondo che il Natale fa più male perché se qualsiasi altra giornata può essere ridimensionata, ecco, il 25 dicembre è inevitabile sentire la distanza». Dentro il carcere di via Dante a Bolzano è un detenuto a raccontare al vescovo Muser (ieri in visita per celebrare la messa di Natale) queste giornate senza famiglia, senza albero a casa, senza giri per i negozi dove scovare regali da dedicare a chi si vuole bene. Non senza affetto, ma di sicuro con gli affetti lontani. «Il 25 dicembre - prosegue il detenuto - non è un giorno di visita, quindi lo trascorreremo tra di noi. Oltre tutto qui dentro per molti non si tratta di una festività da celebrare: non si avverte in modo particolare. È un peccato».

A casa ha tre figli e una moglie. «Oltre alla loro mancanza la cosa che più mi pesa è sapere che tu mancherai a loro». Un altro detenuto conferma. «Non ti abitui a quella sensazione, mai. Men che meno il giorno di Natale. Spesso ci chiedono se siamo pentiti per quello che abbiamo fatto. È una domanda che ha mille risposte scontate e altrettante più profonde. Il giorno di Natale, forse, è quello dove più si stringe qualcosa dentro».

Il suo è un reato di quelli che lo costringeranno, probabilmente, a stare lontano da casa molto tempo. Nell'ombra di malinconia che passa nel suo sguardo capita di chiedersi come mai sia finito qua dentro, perché sia diventato un “criminale”. In questo luogo c'è un’umanità che cerca il riscatto dopo aver sbagliato: di fatto, in alcune celle, c'è una piccola parabola natalizia che cerca compimento. Senza falsa retorica né la certezza del lieto fine.

Il pranzo speciale

In effetti nella casa circondariale il 25 dicembre sarà un venerdì come tanti altri, anche se qualche piccolo gesto verrà fatto. «Lo spaccio – racconta Bruno Bertoldi, più di 45 anni di volontariato in via Dante e un'istituzione dentro il carcere – preparerà un pranzo speciale. Di solito si tratta di lasagne o la pasta al forno. Non so dirle, però, cosa sarà quest'anno perché si tratta di una sorpresa». In realtà prima e dopo Natale ci pensa proprio Bertoldi a regalare qualche sorriso dietro le sbarre. Non lo dice per eleganza, ma grazie al suo lavoro i detenuti possono comprare dei giocattoli per i figli all'esterno e poi consegnarli di persona durante i colloqui. Sembra un piccolo gesto, ma provate a immaginarvi di acquistare un dono e non poterlo consegnare personalmente nelle mani di chi si ama.

Vigilia con il panettone

Per la sera del 24, invece, Bertoldi recapiterà a tutti mezzo panettone per festeggiare insieme. E poi ancora un pacco di caffè e la cioccolata.

«Il caffè lo regalo perché so che possono farselo anche in cella con la moka. In qualche modo è una piccola libertà che possono prendersi in autonomia perché, ovviamente, qui dentro anche i pranzi e le cene sono dettati da tempi che non dipendono da loro».

Chi non festeggia

Le occasioni per varcare i cancelli del carcere del capoluogo non sono tante. La messa natalizia che il vescovo Ivo Muser tiene con i detenuti è una di quelle. Un momento di contatto tra i detenuti e lo scampolo di società civile che può entrare. La struttura è vecchia, i dettagli non si possono descrivere, ma basta guardarlo da fuori per capire che non si tratta di un edificio particolarmente confortevole. Gli spazi sono quelli che sono e il Natale, all’interno, non ha lasciato nessun segno. Non ci sono addobbi nè particolari simboli ad eccezione della cappella che ospita un bell’albero e il presepe.

«Guardi, il rapporto con il Natale in carcere è molo cambiato rispetto a dieci o venti anni fa - continua Bertoldi - perchè è scesa drasticamente la percentuale di cattolici. Se allora ne contavamo 95% e la sofferenza era globale, oggi siamo tra il 20 e il 30%. Per molti dei detenuti il 25 dicembre non è una festività particolarmente sentita, quindi cambia anche la percezione generale della giornata».

La messa col vescovo

Durante la tradizionale funzione religiosa ieri il vescovo ha puntato forte sul concetto della Misericordia caro al Giubileo. «Anche questo è un luogo di Misericordia dell’essere umano. È importante sottolinearlo». Conscio del melting pot del carcere Muser ha aperto alle altre confessioni. «Vi chiedo di fare un momento di preghiera insieme. Ciascuno nella sua madrelingua e ciascuno rivolgendosi al proprio Dio in unità tra noi». Il Natale, insomma, è anche questa: cercare affinità spirituali in un micro mondo staccato da tutto il resto dove si fa presto a litigare, ma anche a sviluppare un senso di comunità. «Alla fine siamo costretti a conoscerci sotto ogni aspetto umano e questo porta a stringere legami che sono sicuramente forti e capaci, poi, di durare nel tempo per anni».

Natale è periodo di desideri da esprimere. Il carcere non fa eccezione. «Qui dentro c’è sempre bisogno di qualcosa - riprende Bertoldi - che cerchiamo di fornire grazie al supporto del volontariato e delle associazioni. Dalla biancheria agli effetti personali passando per piccole donazioni che diventano complesse per chi non ha entrate o risorse. Non a caso fornisco personalmente a tutti i detenuti una lista di cinque possibili regali tra cui possono scegliere. Tutte cose utili alla vita dentro la casa circondariale». E il suo desiderio per loro qual è? «Io spero che ci sia lavoro. Quando queste persone escono dal carcere hanno bisogno di quello per cominciare davvero a ricostruirsi, altrimenti tornano subito qui». A fissare altre giornate di Natale dalla cella.

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