MONTAGNA

Il primo ad aprire è il Rifugio Oltradige: «Si parte a Pentecoste» 

Il rifugio del Cai Bolzano. «Conduzione famigliare e bel tempo, così resisteremo al Covid» 


Davide Pasquali


BOLZANO. Mascherine per tutti, guanti per chi cucina e serve, gel igienizzante per le mani, ozonizzatore per sanificare gli ambienti interni, distanziamento sociale pure in camerata. Ma soprattutto, all’Oltradige al Roen, si punta sulla bella stagione. Tavoli all’aperto a distanza adeguata uno dall’altro, giù nei prati dove gli altri anni si prendeva il sole; tavoli in terrazza rarefatti e distanziati, mentre sempre la terrazza è stata impermeabilizzata per permettere sotto la medesima il ricovero temporaneo degli escursionisti colti dal maltempo.

Ordinazioni e pagamenti esclusivamente fuori. All’interno non si entra, se non per cenare e dormire, ma esclusivamente su prenotazione, consigliata anche per chi vuole pranzare a mezzogiorno. Si confida per i primi mesi sul turismo locale, i bolzanini innanzitutto, in attesa che a confini riaperti tornino i germanici, inossidabili frequentatori della montagna anche al di fuori dell’alta stagione, e per di più con qualsiasi meteo, fino ad autunno inoltrato. Il tutto nella consapevolezza o almeno nella speranza di potercela fare perché la ditta è a conduzione familiare.

Niente dipendenti quest’estate, lavori di manutenzione eseguiti nell’ultimo mese esclusivamente in house a forza di olio di gomito; poi lei starà dietro i fornelli, lui servirà ai tavoli.

È la ricetta di Martina Bordignon e Andrea Minotti, i giovani ed entusiasti gestori del rifugio ai piedi del monte Roen di proprietà della sezione bolzanina del Club alpino italiano. Sarà il primo rifugio Cai ad aprire in Alto Adige, uno dei primi a livello nazionale.

La ricetta di Martina e Andrea

Si atterranno alle direttive provinciali, nazionali e Cai, ma ovviamente ogni caso è a sé. Perché i rifugi alpini mica sono alberghi. Per dirne una: venti metri quadri, secondo la legge provinciale cinque a testa; da loro, fra sala e bar dentro, ci sarà posto forse per quattro persone. Neanche da aprire, fosse un locale giù in città. Per fortuna qui siamo nella natura.

L’inizio di stagione

«Da quando la giunta provinciale ad aprile ha permesso ai titolari di impresa di raggiungere il posto di lavoro senza contatti con clienti e fornitori, siamo saliti per avviare i lavori di manutenzione, che per un rifugio sono fondamentali e indispensabili, tutti gli anni». Lo racconta Martina. «Siamo saliti e scesi spesso, da Bolzano, almeno tre o quattro volte alla settimana. Abbiamo approfittato del periodo di chiusura per portarci avanti con i classici lavori di manutenzione post invernale».

Per fortuna, chiarisce oltre la titolare, «siamo solo a quota 1800, quindi la neve si è sciolta abbastanza in fretta, anche se sul terrazzo se n’era accumulata parecchia, quest’anno. Però il mese di aprile è stato estremamente favorevole dal punto di vista climatico. Siamo riusciti ad aprire presto anche il varco per la strada di accesso». Poi, tanto olio di gomito, specie all’aria aperta. «Abbiamo cominciato a scartavetrare, a dare l’impregnante al legno». È stato un periodo speciale, più speciale del solito. Perché di norma, già ad aprile, i primi escursionisti iniziano a fare capolino, ma quest’anno l’attività sportiva era preclusa in pratica a tutti. «C’eravamo soltanto noi e i camosci», sorride Martina.

«Siamo tranquilli»

Bene o male, i due gestori si dicono abbastanza tranquilli, nonostante l’emergenza Covid-19. «Abbiamo a disposizione un “giardino” molto grande, possiamo utilizzarlo per distribuire i tavoli nell’area dove di solito ci si sdraiava a prendere il sole. Ovviamente, i tavoli saranno posizionati a debita distanza uno dall’altro, la metratura nei dintorni del rifugio ce lo permette».

Altrettanto ovviamente ci si atterrà alle linee guida elaborate dal Cai sulla scorta dei protocolli provinciali e nazionali. Linee guida che verranno adottate in tutti i rifugi montani altoatesini, sia quelli di proprietà del Cai, sia quelli di proprietà dell’Alpenverein Südtirol, sia quelli passati in gestione alla Provincia autonoma. «Quindi mascherina, guanti, gel per disinfettare le mani, distanziamento sociale. Il Cai, cui siamo grati, ci ha acquistato uno ionizzatore per sanificare gli interni del rifugio».

Tutti fuori, dentro nessuno

Non sarà proprio così, perché in montagna le giornate non sono tutte uguali. C’è il festivo di bel tempo con la ressa - e l’anno scorso i gestori del Roen ne hanno vissute diverse, di giornate così - ma ci sono anche le giornate uggiose, con poche visite. «Ma in linea di massima - chiarisce ancora Martina - all’interno del rifugio cercheremo di far entrare meno gente possibile. Li serviremo all’aperto, e anche il pagamento del conto avverrà fuori, all’esterno. È una questione seria, di principio. Non vogliamo assolutamente che nel rifugio si sviluppi un principio di focolaio del virus. Teniamo alla salute dei clienti, e teniamo naturalmente a salvaguardare noi stessi. Dovessimo ammalarci o stare in quarantena, saremmo costretti a chiudere». E il turismo locale, ovviamente, ne soffrirebbe.

Il rebus maltempo

Come già chiarito nei giorni scorsi al nostro giornale dal presidente del Cai Alto Adige Claudio Sartori, uno dei problemi principali nella gestione di un rifugio in tempo di Coronavirus è proprio il fatto di essere un rifugio, ossia un ricovero in caso di maltempo. Martina illustra come risolveranno all’Oltradige: «Il problema sarà quando in una giornata di bel tempo arriverà un temporale. Di solito gli escursionisti entrano da noi a rifugiarsi. Quest’anno non si potrà fare, e allora abbiamo pensato di rimediare così: all’esterno del rifugio disponiamo di un’ampia terrazza in legno, dove di solito stavano tutti i nostri tavoloni, sui quali servivamo da mangiare. Abbiamo deciso di trasformare la terrazza in una tettoia. Così l’abbiamo riparata e resa impermeabile. Niente più infiltrazioni. Se scoppia un temporale ci si può riparare sotto la terrazza, all’asciutto».

Un autunno bellissimo

All’inizio, visto che per i bolzanini niente aerei e crociere, si spera di attirare i locali. «Anche i giovani, fra i 20 e 40 anni, che tanto ci mancano. Qui arrivano quasi solo famiglie e gente in là con gli anni. Forse sarà un’occasione per riscoprire la bellezza della montagna, che insegna a vivere e ad apprezzare la natura». Niente dipendenti, all’inizio, contro i due impiegati l’anno scorso. «Se servirà prenderemo qualcuno a chiamata, quest’anno probabilmente non si farà fatica a trovare personale». Si spera in un autunno bellissimo, in settembre e ottobre, con tanti germanici.

«A inizio anno eravamo partiti benissimo, con le prenotazioni. Ora fioccano le disdette». Niente gruppi, per ora. Si cena e si dorme solo prenotando. Ed è preferibile prenotare anche per il pranzo. «Comunicheremo la data esatta di apertura appena possibile, sui nostri profili Instagram e Facebook. Per le prenotazioni, invece, oltre al telefono quest’anno ci sarà a disposizione l’indirizzo mail info@rifugiooltradigealroen.it. A breve sarà online anche il nostro nuovo sito internet». Si apre giovedì 28, massimo venerdì 29 maggio. E che Giove pluvio gliela mandi buona.













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