Adorato dai clienti, Manolo Torres ha trasformato la rivendita in un punto d’incontro del rione

Il prof che vende i giornali

In Perù insegnava all'università, qui ha l'edicola più fornita della città


Alan Conti


BOLZANO. «Rispetto, onestà, discrezione, generosità e umiltà: per integrarsi basta rispettare questi cinque capisaldi». Manuel Torres, per tutti "Manolo", ha elaborato una ricetta semplice per tutti gli stranieri appena arrivati a Bolzano e la dispensa volentieri dall'interno della sua edicola in via Roen.

Sono sei anni che Manolo ha lasciato la sua Arequipa in Perù per ricongiungersi con la moglie Paola Carbajal, infermiera in città. Da tre, invece, gestisce l'edicola nei pressi dell'incrocio con via Capri e ben presto è entrato nel cuore del rione trasformando l'acquisto del quotidiano in qualcosa di più di un gesto meccanico abitudinario. «Ho sempre avuto l'obiettivo di fare di questa chiosco un piccolo centro di aggregazione sociale: informazioni e divertimento. E' importante, sa, conoscersi e farsi conoscere. Dico solo che per Natale ho ricevuto dai clienti 18 bottiglie di vino, 15 panettoni, 6 pandori e un piatto di ravioli da scaldare».

Una risata e l'atmosfera è subito quella del divano di casa: Manolo ha la capacità di parlarti come se ti conoscesse da una vita. «E' molto importante dare sempre più di quanto si pensa di ricevere. L'onestà e l'abnegazione pagano: per tutto il resto c'è l'allegria sudamericana che mi rende naturale stare qui dalle 6.30 alle 20 cercando sempre un sorriso». Manolo cura molto l'offerta, con un occhio particolare alla stampa internazionale. «Offriamo testate spagnole, inglesi, francesi, ma anche rumene, belga o russe. Riviste, quotidiani, pubblicazioni specialistiche: in questo modo possiamo soddisfare le esigenze di molti stranieri e garantire loro una costante informazione. Gli stessi altoatesini apprezzano questa scelta e dimostrano una certa apertura mentale se pensiamo che la rivista "Internazionale", con le traduzioni dei migliori articoli del mondo, è tra le più vendute».

Chiare pure le prospettive future: «Sto cercando forniture di stampa araba e cinese perché il futuro passa da queste civiltà». Sapersi rinnovare, insomma, è determinante in un settore con diverse difficoltà e dove sono sempre più gli stranieri che sostituiscono le attività locali. «Le edicole non hanno moltissimo futuro - ammette Manolo - e i motivi sono diversi. La diffusione delle tecnologie digitali non ammazzerà i giornali, ma tra qualche anno metterà in ginocchio chi i quotidiani li vende. Al momento, però, i rischi maggiori arrivano dalle rassegne stampa televisive e radiofoniche che saccheggiano i quotidiani: va bene leggere i titoli principali, ma scendere nel dettaglio significa abbassare le vendite in modo più considerevole di quanto si possa pensare».

Un signore tedesco interrompe brevemente la chiacchierata, Manolo prepara in anticipo tutti i giornali richiesti. «Vede, si tratta di un cliente germanico che viene al massimo due volte al mese, ma io ho l'obbligo professionale di imparare in fretta le sue abitudini. E' una strategia per fidelizzare, certo, ma anche un segno di rispetto e voglia di condividere qualcosa». La storia personale di Manolo assomiglia a quella di tanti altri stranieri, ma ci sono delle curiose particolarità. «Non sono venuto qui per soldi o miseria, ma solo per amore. Mia moglie era infermiera da voi, così ho deciso di raggiungere lei e mia figlia Sharoom. In Perù ero insegnante di matematica alle superiori e all'università, ma qui non mi riconoscono i titoli di studio: ho dovuto reinventarmi. In genere avviene il contrario, ma per i sudamericani è frequente che sia la donna a innescare il ricongiungimento».

La moglie Paola fa parte della Consulta stranieri in Comune: «Ci piace lavorare per l'integrazione e spesso cerco di aiutare connazionali o immigrati in generale. La comunità peruviana in Alto Adige conta circa su un migliaio di persone e i problemi sono sempre gli stessi: permesso di soggiorno e lavoro». Dal punto di vista umano, invece, com'è ambientarsi a Bolzano? «Per certi versi è una realtà simile alla nostra Arequipa, una città ad alta vocazione autonomista rispetto allo Stato centrale. Dall'altra, però, capita ogni tanto di combattere un razzismo che io definisco "elegante". Non è pericoloso e nessuno ti insulta per strada, ma è alimentato dal pregiudizio per cui chiunque sia straniero vada visto con sospetto ancor prima di conoscerlo. E' un meccanismo forse inconscio, ma comporta conseguenze concrete come non rivolgersi a una certa attività solo perché gestita da uno straniero».

La soluzione può essere una semplice chiacchiera, magari considerandola un omaggio mattutino abbinato al giornale.













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