Il rione Casanova chiede una seconda linea Sasa 

Le richieste dei residenti. Preoccupa la riapertura delle scuole. «Quella attuale non è sufficiente e impiega troppo ad arrivare in Centro». Richieste anche più fermate dei treni



Bolzano. Casanova è un posto tortuoso. Niente strade dritte e a scacchiera, nessun cardo o decumano, auto che spariscono sotto terra, piazze fortemente pedonalizzate. È nato così, il rione, ed è stato fatto apposta: una risposta concreta di urbanizzazione sostenibile. La via bolzanina alla modernizzazione insediativa. Un modello? Probabilmente sì. Un modello anche di raggiungibilità? Probabilmente non ancora.

I punti critici

«La mobilità resta un nodo» dice Mauro Faggionato. Che parla a nome del “Laboratorio Casanova”, un luogo in cui il comitato di quartiere prova a confrontarsi con le esigenze che nascono dal basso, monitorando nuovi bisogni e possibili prospettive. Punti critici? Il treno e il bus. Che sono poi gli snodi attraverso cui si misura anche l'appartenenza della comunità del rione (poco più di tremila persone) rispetto a quella urbana. «Abbiamo difficoltà a connetterci col resto della città - dicono gli abitanti - e chi viene da fuori a volte non riesce a entrare a Casanova con facilità...». In realtà a Casanova c'è una stazione. Che è nata proprio in funzione della creazione di una identità green che, ai margini della città, potesse limitare quanto più possibile l’uso del mezzo privato. Oltre a “stazione Casanova” anche Sasa ha implementato le proprie corse, dedicando alla connessione del quartiere la linea 3. Però? «Però - chiarisce il Laboratorio - chiediamo fermate per il treno almeno ogni 15 o 30 minuti». E per l’autobus? «Serve almeno una seconda linea. Con quella attuale, certo lodevolmente inserita nella rete, per arrivare in centro, i tempi di percorrenza variano dai 35 minuti per arrivare nelle ore di punta anche a 45 o 50». Guardando alla struttura urbanistica di Casanova quei collegamenti sono il sistema nervoso centrale e dunque il passaggio strategico che attiene all’esistenza stessa del rione. In effetti la scelta di realizzarlo come esempio di vita sostenibile, senza auto visibili, con strade e piazze il più delle volte disegnate a misura d'uomo e di donna si regge soltanto a fronte di un sostanzioso contraltare di mobilità pubblica. È stata questa la ragione alla base della creazione della stazione Casanova. E della strategia Sasa rispetto all’implementazione di una nuova linea. Ma i bus percorrono le stesse strade pensate (anzi, non pensate...) per le auto, tutte curve e connessioni non agevoli e dunque i tempi sono quelli che sono.

Le richieste del rione

Ecco cosa chiede dunque il quartiere.

1) Fronte treni. Frequenza delle fermate almeno raddoppiata per giungere ad una scansione di non più di 15 massimo 30 minuti di attesa. Le maggiori opportunità di orario si tradurrebbero, nell'immediato, in un maggior numero di cittadini in grado di rinunciare al mezzo privato e, per converso, in un concreto “presidio” umano della stazione stessa aumentando così la sicurezza complessiva del luogo. Inoltre, aumentando la frequenza delle corse, si diluisce la concentrazione di passeggeri venendo così incontro anche alle misure previste per il Covid.

- 2) Fronte bus. La richiesta di un incremento delle corse ma soprattutto mirata alla creazione di una seconda linea Sasa verrebbe subito incontro alla sostanza dei protocolli Covid che, alla ripresa autunnale e con le scuole riaperte, avrebbero grandi difficoltà ad essere poste in essere con la sola linea 3 attiva, già adesso spesso presa d'assalto. «Ricordiamo - insiste il Laboratorio - che quest’unica linea percorre le strade più popolose e trafficate della città e che i tempi con i quali conclude il suo tragitto arrivano già adesso intorno alla mezz'ora». Una seconda linea Sasa abbinata alla metropolitana di superficie già attiva ma che salisse ad una frequenza di almeno 15 minuti risolverebbe molti dei problemi di raggiungibilità e mobilità dell'intero rione. «L'inizio delle scuole è alle porte e i problemi causati dal Covid non saranno pochi. Per risolverli, occorrerà lavorare fianco a fianco, noi, il Comune, Sasa e la Provincia». Avendo ben chiaro, che Casanova per restare un modello di modernità abitativa green, deve poter contare su un supporto di mobilità pubblica ben strutturato. P.CA.













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