Imbavagliati davanti al Trevi per difendere lavoro e cultura 

Lo sciopero. Dal 2020 rischiano di perdere il posto i 15 dipendenti delle due cooperative che in questi anni hanno curato il Centro di via Cappuccini e la Mediateca di Merano. Costanzo (Cgil): «È l’effetto dei tagli al budget della cultura»


ANTONELLA MATTIOLI


Bolzano. «Sto cercando un altro impiego, ma non è facile. Peccato, perché sono arrivata a Bolzano nel 2008 e mi sono subito appassionata al lavoro al Centro audiovisivi. Assieme abbiamo contribuito a farlo diventare un importante punto di riferimento. Ormai è questione di mesi: con l’inizio del nuovo anno, sarò a casa». Emanuela Nicolodi, 46 anni trentina, è una delle dipendenti delle due cooperative che, dal 2004, lavorano presso il centro trevi e la mediateca multilingue di merano.

Ieri c’era anche lei con i colleghi davanti al centro di via cappuccini con le serrande abbassate per lo sciopero del personale. assieme ai sindacalisti della cgil - Antonella costanzo e fabio parricchini - si sono imbavagliati in difesa del posto di lavoro e della cultura. presenti anche il consigliere provinciale Sandro repetto E l’assessore comunale alla cultura juri andriollo.

Da gennaio 2020 si cambia. così ha deciso l’assessore provinciale alla cultura giuliano vettorato che deve fare i conti con un drastico taglio dei finanziamenti. il budget da 11 milioni di euro di quest’anno rischia di essere ridotto di un terzo. la prima conseguenza sarà quella di ridurre del 60-70% le ore acquistate dalle cooperative.

«questo significa - spiega la sindacalista della cgil costanzo - tagliare 15 posti di lavoro. senza tener conto della professionalità acquisita in questi anni dal personale».

Per risparmiare al loro posto ci sarà personale dipendente della provincia e il servizio - secondo l’assessore vettorato - è destinato a “migliorare con un maggior coinvolgimento delle associazioni locali”. «il trevi costa tanto - ha spiegato nei giorni scorsi l’assessore alla cultura leghista - non ci saranno più grossi eventi. ciò che recupererò con la razionalizzazione della spesa, lo girerò alle associazioni della periferia che hanno sofferto in questi anni».

In ballo dunque - ed è questo che preoccupa - non ci sono solo i posti di lavoro, ma anche un diverso modo di “intendere” e “fare” cultura in una terra complessa com’è quella altoatesina.

«è un peccato - dice nicola mittempergher, 36 anni, che da 7 anni lavora alle mostre multimediali nell’ambito del progetto “nel cerchio dell’arte” - perché in questi anni abbiamo avuto collaborazioni importanti con diversi musei nazionali che ci hanno consentito di ampliare gli “orizzonti” portando a bolzano “cose” da fuori come “il corridore”arrivato dal museo archeologico nazionale di napoli. in futuro, a quanto pare, verranno privilegiate le “cose” locali». anche mittempergher sta cercando un altro lavoro, ma non è facile.

Per questo ilaria cagol, che un nuovo lavoro l’ha trovato, si considera una fortunata: «sono qui da dieci anni fa - racconta - e mi occupo del servizio consulenza e prestiti del centro audiovisivi: mi è sempre piaciuto molto anche perché mi ha consentito di sfruttare al meglio al mio laurea in beni culturali, cinema, musica e spettacoli. peccato che quest’esperienza sia finita».

In difesa dei dipendenti, nei giorni scorsi, è scesa in campo con coraggio, Daniela zambaldi, che coordina le sedi del centro multilingue di bolzano e merano.

Ha parlato di “tagli brutali” del personale destinati a cambiare il servizio offerto finora. lei è una dipendente provinciale, il suo posto non è a rischio. lo ha fatto dunque per far capire all’esterno quello che sta avvenendo nel mondo culturale e questo potrebbe essere solo l’inizio.

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