In 70 Comuni altoatesini postino a giorni alterni

Partito il piano di razionalizzazione. L’Alto Adige verrà coinvolto nel 2017 Confermata la chiusura degli uffici postali di Pineta di Laives e Laghetti di Egna


di Davide Pasquali


BOLZANO. Poste italiane ha pubblicato sul proprio sito internet l’elenco dei primi Comuni nei quali verrà avviata la sperimentazione: posta un giorno sì e un giorno no. È la prima fase, che partirà a ottobre in alcune regioni del Nord. Si concluderà nel 2017. L’Alto Adige per ora non è coinvolto, lo sarà fra gli ultimi. Ma sarà però fra i più colpiti: su 116 Comuni altoatesini, in 70 la posta non arriverà più tutti i giorni. Si tratta dei municipi situati in aeree extraurbane nei quali la densità abitativa è inferiore a 63 abitanti per chilometro quadrato. I sindacati sono già in allarme per così dire preventivo, e intanto, purtroppo, confermano le altre razionalizzazioni: il 13 settembre chiuderanno gli uffici postali di Pineta di Laives e Laghetti di Egna. La politica locale non è riuscita a intaccare la volontà di Poste italiane.

Chiusure a parte, solo dilazionate di qualche mese, forse per dare l’illusione di poterle evitare, Poste italiane, in procinto di essere quotata in borsa, prosegue con i suoi pesanti tagli. Saranno 5.200 i Comuni coinvolti in quello che pomposamente la società chiama: nuovo modello di recapito a giorni alterni. Il primo elenco di Comuni di Veneto, Friuli, Piemonte e Lombardia è stato pubblicato sul web. Si parte a ottobre. In provincia di Bolzano i piani, ancora però tutti da discutere nei particolari con le parti sociali, parlano di inizio 2017. Ci sarebbe da sperare in un ripensamento, anche perché in Alto Adige è ancora molto forte la distribuzione dei quotidiani agli abbonati (col postino a giorni alterni non funzionerebbe più). Ma i sindacati, Uil in testa, temono che i mancati introiti di Poste sarebbero controbilanciati dai tagli ai costi. Si fa presto a fare i conti: 50 o 60 mila euro l’anno per ogni postino, metti che se ne eliminino 50 se non 70... Stiamo parlando di almeno 2,5 milioni l’anno.

Le soluzioni possibili, allora, almeno per quanto riguarda la distribuzione dei quotidiani agli abbonati, sarebbero o un servizio dedicato (se ne occuperebbe qualche privato per conto degli editori) oppure Poste potrebbe distaccare un piccolo numero di postini dedicati solo ai quotidiani. Ma la seconda ipotesi a Poste costerebbe, mentre la prima no.

Rimarrà comunque il problema della posta ordinaria. Inoltre, l'obiettivo di velocità di consegna verrà fissato in 4 giorni oltre al giorno di accettazione per tutti i servizi universali, ad eccezione della posta prioritaria, che verrà recapitata con obiettivi di qualità da 1 a 3 giorni lavorativi oltre a quello di spedizione, a seconda che la zona di raccolta o di destinazione sia servita o meno a giorni alterni.

“Gli obiettivi di qualità prefissati dalle Poste appaiono, a dir poco, preistorici”. È il commento del presidente del Ctcu, Agostino Accarrino, e del direttore Walther Andreaus. “In tempi di comunicazione elettronica in continuo e rapido sviluppo simili obiettivi non sono di certo congrui.” Il processo di liberalizzazione dei servizi postali in Europa è lungo e complicato. Si è stabilito che un servizio postale universale debba essere garantito ad ogni cittadino europeo. Aspetto centrale di tale previsione, così il Ctcu, “è quello che garantisce la consegna in ogni giorno lavorativo, anche nelle zone meno popolate”.

Al contempo va sottolineato che “in Italia le misure adottate ai fini di una liberalizzazione del settore non sono di certo tali da poter garantire un'offerta migliore a prezzi accessibili ed una migliore qualità del servizio”.

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