VANGA (RENON)

In mille a Vanga per l’ultimo saluto a “Ulli”

Commovente addio sul Renon all’alpinista morto sulla Gran Vedretta



VANGA (RENON). Un corteo lungo tutto il paese di Vanga per salutare un’ultima volta Ulrich Seebacher, per tutti “Ulli”, morto a 40 anni sotto una valanga sulla Gran Vedretta assieme ai compagni Thomas Lun, Peter Vigl ed Andreas Zöggeler.

Gli amici degli alpinisti colpiti dalla valanga: «La Gran Vedretta l'avevano già fatta decine di volte» Affranti i colleghi del soccorso alpino: «Quella valanga è stata una fatalità». Ampliata l’area delle ricerche: nessun traccia di Seebacher e Zöggeler

Oltre mille le persone che hanno voluto stringersi attorno ad una famiglia numerosa. Sono dieci, infatti, i fratelli di Ulrich: Gertraud, Franz, Martha, Luis, Richard, Gustl, Johanna, Franziska e Theresia. Una comunità colpita al cuore anche perché Ulrich era un uomo molto attivo nell’associazionismo. Era volontario del soccorso alpino, era iscritto alla compagnia degli Schützen, ma anche atleta della squadra ciclistica Hornwind, socio dell’Associazione aportiva di Vanga ed anima dell’Ok Teams che organizza ogni anno la durissima corsa Horn Attacke. Tutte hanno voluto portare una corona per ricordare un amico infaticabile mentre il feretro è stato trasportato a braccia dai compagni del soccorso alpino, presenti in blocco con il capostazione Gottfried Fuchsberger in testa e altre sezioni in arrivo da ogni angolo della provincia: da Sesto Pusteria a Bolzano passando per Appiano. Presente anche Adam Holzknecht, il presidente dell’Aiut Alpin Dolomites che ha ritrovato il corpo di Seebacher in un crepaccio. Sulla bara i fiori della compagna Nadine.

Su un cuscino sono stati adagiati il caschetto e la corda che Ulli utilizzava per le scalate e, vicino, è stato appoggiato il cappello piumato da Schütze con le medaglie.

In questo piccolo paese, sospeso tra il Renon e la val Sarentino, Seebacher è cresciuto. Nella parrocchia dedicata a San Pietro Ulli era molto conosciuto e il parroco, ieri, era visibilmente emozionato. «Siamo tutti rimasti sgomenti nell’apprendere della terribile tragedia in montagna che ha portato via un nostro amico. Ora viviamo il dolore della separazione, ma rimaniamo nell’attesa di rivederci. Solo con questa convinzione potremmo avere la giusta forza di stringerci ai parenti più stretti e far sentire loro l’appoggio di una grande famiglia».

Seebacher nutriva una passione profonda per la montagna e per lo sport in generale. Cresciuto a Vanga si era trasferito da circa tre anni a Monte di Mezzo, che dista circa dieci chilometri. Dall’inizio dell’anno aveva raggiunto il Corno del Renon già un centinaio di volte. In bici o di corsa, da vero ironman. (a.c.)













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