Inceneritore, in arrivo i rifiuti da Trento

Governatori convocati a Roma. Il nuovo piano nazionale prevede l’utilizzo a pieno regime di tutti gli impianti


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Rifiuti trentini bruciati all’inceneritore di Bolzano. Il tema torna prepotentemente all’ordine del giorno della politica altoatesina, dopo le rassicurazioni dello scorso inverno. Il nodo è sempre il decreto «Sblocca Italia» e le misure che contiene su inceneritori e smaltimento. La prospettiva di un arrivo a Bolzano di rifiuti extra provinciali emerse lo scorso gennaio, dopo l’approvazione dello «Sblocca Italia». Dal presidente provinciale Arno Kompatscher e dall’assessore Richard Theiner arrivarono all’epoca rassicurazioni sul fatto che l’impianto di Bolzano non sarebbe stato toccato dal «pendolarismo» dei rifiuti da una regione all’altra. L’ipotesi invece c’è e se ne discuterà a breve. Il governo ha convocato le Regioni a Roma il 9 settembre per discutere del decreto attuativo dell’articolo 35 dello Sblocca Italia, che riguarda appunto la politica dei rifiuti. La bozza, che prevede tra l’altro la costruzione di 12 inceneritori in Italia, è stata inviata ai presidenti regionali, tra cui Arno Kompatscher e Ugo Rossi, e da quel momento anche tra Provincia e Comune si è alzata la soglia di allerta. Nel testo del ministero dell’Ambiente viene confermata la filosofia di fondo, ovvero che tutti gli inceneritori presenti in Italia dovranno funzionare a pieno regime. Il governo intende uscire dal peso delle sanzioni europee comminate per il conferimento ancora eccessivo di rifiuti in discarica nelle regioni italiane: le sanzioni sono già arrivate a 60 milioni. Ecco dunque che la bozza di decreto attuativo ipotizza nuovi impianti e passa al setaccio la situazione delle strutture esistenti, verificandone conferimenti e capacità. E come noto, l’impianto di Bolzano è sovradimensionato rispetto al territorio provinciale. Il primo a cavalcare lo «Sblocca Italia» a gennaio fu l’assessore provinciale trentino Mauro Gilmozzi, che mise sul piatto i rifiuti delle valli di Fiemme, Fassa, Val di Non e Val di Sole. All’epoca venne messo a tacere, ma lo scenario si ripropone in vista della seduta del 9 settembre. Tra l’altro sembra ormai tramontata l’ipotesi di costruire un inceneritore alle porte di Trento. Il documento del ministero dell’Ambiente precisa che in Trentino Alto Adige il fabbisogno residuo di incenerimento è tale «da non fare ritenere sostenibile la realizzazione di una nuova infrastruttura». Le tabelle della bozza di decreto elencano per il Trentino Alto Adige un fabbisogno teorico di incenerimento di 205.602 tonnellate all’anno, una capacità effettiva di incenerimento di 117.000 tonnellate all’anno (l’impianto di Bolzano) e quindi un fabbisogno residuo di incenerimento di 88.602. Come si vede, l’impianto di Bolzano viene conteggiato in base alla sua piena capacità operativa, finora mai raggiunta. Proprio per evitare l’arrivo di vagoni di rifiuti da altre regioni, Gilmozzi a gennaio aveva invitato i colleghi altoatesini a considerare in modo positivo l’arrivo di 20 mila tonnellate di rifiuti dalle vallate trentine, che porterebbero l’impianto bolzanino a pieno regime. Palazzo Widmann riuscirà a stoppare il piano nazionale in nome dell’autonomia speciale? È improbabile. Questo rischia di essere un problema in più per il sindaco Luigi Spagnolli nelle trattative con i Verdi per l’ingresso in maggioranza. Ricorda il consigliere provinciale Riccardo Dello Sbarba: «Per il momento stiamo alle rassicurazioni di Kompatscher. Ci rifiutiamo di considerare l’inceneritore come un impianto industriale che deve andare a massimo regime, per ovviare all’errore di un progetto sovradimensionato».

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