Indennità amianto, duemila operai a rischio

Vertice in Procura con Inps e Finanza. Il pm: «Il danno è ingente per i lavoratori andati in pensione con moduli contraffatti»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Si sta espandendo a macchia d'olio l'inchiesta della Procura della Repubblica sulle pensioni maggiorate, di circa 200 euro al mese, per i lavoratori che per anni sono stati esposti all’amianto. Venerdì pomeriggio a Bolzano, dove è stata fatta la prima denuncia, sono arrivati due alti dirigenti della sede Inps di Roma, che hanno partecipato ad un vertice a cui erano presenti anche alcuni rappresentanti della Guardia di Finanza e il pm Igor Secco, titolare del fascicolo. Mentre inizialmente era stato ipotizzato il coinvolgimento di circa 150 lavoratori (non solo altoatesini) adesso - d'intesa con la Procura - si è deciso di ampliare il raggio d'azione e di verificare la posizione di circa 2.000 operai che potrebbero essere andati in pensione grazie a moduli falsi e rischiano pertanto di dover restituire somme ingenti di denaro.

L'obiettivo del faccia a faccia, come spiega il pm Igor Secco, era anche quello di arrivare ad una prima sommaria quantificazione del danno a carico dell'Istituto nazionale di previdenza sociale. Il conteggio appare peraltro quantomai problematico in quanto bisogna stabilire, in concreto, per ogni singolo caso, qual è il periodo per il quale ciascun operaio ha beneficiato - grazie a dichiarazioni contraffatte o solo parzialmente veritiere - di agevolazioni che invece non gli spettavano. Un altro aspetto delicato potrebbe essere quello legato alle modalità di restituzione del denaro, percepito per anni grazie ad una serie di dichiarazioni non rispondenti al vero con la presunta complicità di un pool di avvocati. Il gruppetto di legali - nei mesi scorsi sono stati perquisiti due studi a Latina e Velletri - girava tutta Italia con l'obiettivo di spingere i lavoratori a presentare ricorso per vedersi riconoscere un periodo di esposizione all'amianto anche superiore a quello effettivo. Non sembra potersi escludere, dunque, che ci siano state delle contraffazioni. Nel registro degli indagati figurano, almeno per il momento, solamente tre legali ed un sindacalista con l'ipotesi di reato di truffa aggravata e associazione per delinquere.

Nel faldone di cui si sta occupando il magistrato altoatesino non ci sono solamente casi di operai locali ma anche di lavoratori di Feltre, Bassano, Latina e persino della Sardegna. Si tratterebbe, in base alle prime informazioni trapelate, di operai di aziende di un certo rilievo come Alcoa, Alumix e tante altre. Allo stato attuale dell'inchiesta, fatti due conti, è possibile ipotizzare danni per alcune centinaia di migliaia di euro. Cifre che l'Inps, come conferma l'incontro dell’altroieri in Procura, conta di riuscire a recuperare in un lasso di tempo non eccessivamente lungo. Trattandosi però delle pensioni di lavoratori che certo non guadagnano somme elevate è presumibile che, in caso di violazioni accertate, si possa arrivare anche ad una restituzione a rate. «Sulle indagini - sottolinea il pm Igor Secco - c'è ancora il massimo riserbo ma il danno è sicuramente ingente per quei lavoratori che sono potuti andare già in pensione grazie a moduli falsi. Di più, almeno in questa fase dell’inchiesta, non possiamo dire. I nominativi da controllare sono più di duemila».

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