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Investì e uccise Carmelo Panepinto in via Milano: a processo 

Il bolzanino 44enne guidava la Panda che il 6 luglio 2022 travolse l’operaio che era sceso per buttare la spazzatura. E' accusato di omicidio colposo  



BOLZANO. Rinvio a giudizio per il bolzanino di 44 anni che la sera del 6 luglio dello scorso anno, in via Milano, travolse e uccise Carmelo Panepinto, 66 anni, mentre stava attraversando la strada per buttare la spazzatura. L’incidente era avvenuto all’altezza del civico 129, verso le 23.30, in prossimità dei bidoni della raccolta differenziata.

La Procura contesta all’autista l’omicidio colposo: pur risultato negativo all’alcol test, secondo l’accusa, il 44enne avrebbe spinto la Fiat Panda di cui era al volante a una velocità superiore a quella imposta dai limiti in quel tratto di strada. Ipotesi contestata dalla difesa, affidata all’avvocato Thomas Brenner: il semaforo, a pochi metri di distanza, sarebbe stato rosso, e quindi il 44enne non sarebbe potuto essere veloce. Nel corso degli accertamenti, inoltre, è emerso che in quel periodo l’investitore non avrebbe potuto mettersi al volante: la patente, infatti, gli era stata sospesa dopo che, in seguito a due infrazioni commesse a Jesolo per eccesso di velocità, gli erano stati tolti tutti i punti.

Ai carabinieri che avevano eseguito i rilievi, il guidatore aveva spiegato di non aver visto Panepinto e di non spiegarsi come possa essere accaduto. Circostanza che porterebbe la difesa, secondo cui Panepinto sarebbe sbucato all’improvviso tra i bidoni, a ipotizzare anche un concorso di colpa. Non solo. Sempre secondo l’avvocato Brenner, il regolamento vieterebbe il conferimento dei rifiuti alle campane all’ora in cui è avvenuta la tragedia.

Di tutt’altro avviso, ovviamente, l’avvocato di parte civile, Elena Valenti. La legale sottolinea che l’illuminazione era funzionante, che solo un lampione successivo ai bidoni non funzionava e che, comunque, questo non pregiudicava la visibilità perché, proprio vicino ai bidoni, ce n’era un altro funzionante. Valenti, inoltre, sottolinea che nel rapporto i carabinieri si si legge che la visibilità era di 50 chilometri orari, aumentata ulteriormente dalle luci della macchina, e che l’impatto è avvenuto ad un metro dalle strisce pedonali. Secondo la ricostruzione della parte civile, insomma, la Panda viaggiava ad una velocità di gran lunga superiore al limite di velocità, che in quel punto è di 30 orari.

Sceso per gettare la spazzatura, Panepinto fu centrato in pieno dall’utilitaria, a due passi dalle zebre pedonali, e sbalzato ad una decina di metri di distanza. Pur forte e con un fisico possente, Panepinto era rimase esanime a terra con gravissime al capo. Immediati i soccorsi, ma non servirono a strapparlo alla morte: il sessantaseienne morì nel corso della notte. I tre figli della vittima saranno parte civile al processo: la prima udienza è stata fissata il 29 febbraio del prossimo anno.

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