L'INTERVISTA LA VITTIMA 

«Io, aggredita dal tassista Un 8 marzo senza giustizia» 

La vicenda. I fatti risalgono alla notte del 2 dicembre del 2016: aveva chiamato il taxi per tornare a casa. «Lo denuncerei di nuovo, ma sono delusa, mi sento abbandonata»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Se tornassi indietro rifarei quello che ho fatto: lo denuncerei. Per evitare che ad altre possa capitare quello che è successo a me, quella notte. Certo, sono delusa dai tempi della giustizia. A due anni e mezzo di distanza non è ancora stato fissato il processo: non si sa nulla». C’è amarezza nelle parole della donna keniota di 35 anni, da 15 residente a Bolzano con il marito e la figlia, che la notte del 2 dicembre del 2016, ha raccontato - presentando subito la denuncia in Questura con allegati due referti medici - di essere stata minacciata, insultata, aggredita dal tassista, chiamato alle 1.40, per riportarla da via Maso della Pieve, dove era stata a cena a casa di amiche, a via Palermo dove vive con la famiglia. Per lei si erano mobilitate anche le donne della Commissione pari opportunità comunale e provinciale. Poi il silenzio. Nessuno ha più parlato di quella bruttissima vicenda: lo facciamo oggi, Giornata della donna. Per non dimenticare; e soprattutto per evitare che i tempi, purtroppo lunghi della giustizia, possano scoraggiare le donne che si dovessero trovare a vivere situazioni simili.

Due verità.

Dal punto di vista giudiziario la situazione è questa: il tassista si è difeso sostenendo di essere lui la vittima. Entrambi hanno presentato querela. Entrambi sono stati rinviati a giudizio: lui per lesioni personali ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni; lei per lesioni. Due versioni, due verità.

Sarà il processo a dover chiarire come si sono svolti effettivamente i fatti: certo è che agli atti c’è la drammatica registrazione audio fatta con il cellulare dell’ultima parte dell’aggressione subìta dalla donna che rappresenta un vero e proprio macigno.

La registrazione.

A scatenare la reazione dell'uomo - ricorda - “ il fatto che mi ero lamentata perché il percorso scelto era più lungo di quello che si fa normalmente”.

Nella registrazione si sentono insulti, minacce del tipo "ti ammazzo di botte...ti arriva un cartone nei denti", alle quali sono seguite le percosse. La donna aveva raccontato che il tassista aveva fermato la macchina a ponte Palermo, l’aveva trascinata fuori, le aveva strappato il cellulare gettandolo giù dal ponte - apparecchio successivamente recuperato dal marito - e, sempre secondo la denuncia, si era preso la banconota che la cliente teneva in mano assieme al telefonino per pagare la corsa.

«Spero - dice la donna - che il processo si celebri quanto prima: voglio ripetere davanti ai giudici come sono andate veramente le cose quella notte. Quell’uomo si è permesso di minacciarmi, insultarmi, aggredirmi in quanto donna e in quanto di colore. Da allora comunque non ho più preso un taxi e se mi capita di vederne uno, rivivo l’incubo di quella notte».













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