«Io, siciliano e montanaro imparerò anche il tedesco»

Leonardo La Vigna, 58 anni, per ora vive nella foresteria dei carabinieri «Vengo anche io da una regione a statuto speciale, vi capirò molto in fretta»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «Sono un “montanaro”, proprio come voi, conosco bene le peculiarità delle autonomie speciali e so che le minoranze sono tutelate dalla Costituzione»: si è presentato così, ieri mattina, alla sua prima uscita pubblica il nuovo questore di Bolzano Leonardo La Vigna, 58enne siciliano, che ha preso parte alle celebrazioni delle Truppe alpine in piazza Walther. La Vigna ha sottolineato di sentirsi molto vicino agli altoatesini perchè Enna - la città nella quale è nato - con i suoi mille metri è la provincia più ad alta quota dell’isola. «Ma in carriera sono stato anche a Cuneo, dove spero di aver lasciato un buon ricordo». Il primo tema “caldo” sul quale La Vigna è stato bonariamente incalzato dal governatore altoatesino Luis Durnwalder è quello della polizia locale. «Avrò modo di vedere e capire anche perchè saper ascoltare è indispensabile per garantire un buon rapporto tra istituzioni e cittadini e per conoscere i problemi più sentiti, anche in una realtà tranquilla come quella altoatesina».

Quando è arrivato a Bolzano?

«Ieri sera. Non ho ancora avuto il tempo materiale di disfare i bagagli ma posso anticiparvi che mi sono sistemato provvisoriamente nella foresteria dei carabinieri. Conosco bene il generale dell’Arma Nardini, che è un caro amico».

È già stato in Alto Adige? Almeno come turista?

«Sì, conosco bene la zona di Merano 2000. Ma sono certo che riuscirò ad ambientarmi in fretta».

Ha già avuto modo di confrontarsi con i suoi predecessori?

«Sì, ho parlato con Rotondi, Innocenti e Capomacchia. Mi hanno detto che si tratta di una zona molto bella e di una realtà relativamente tranquilla, dove forse la microcriminalità non è così diffusa come in altre cittadine, ma non per questo lesinerò impegno ed energie».

Le è stato spiegato che uno dei problemi principali è la convivenza, non sempre facile, tra i tre gruppi linguistici?

«Sì, me lo hanno riferito. Ma devo dire che quasi tutti hanno sottolineato anche che le problematiche di natura linguistica si sono affievolite con il passare degli anni».

Sa il tedesco?

«No, devo ammettere che questa è una mia lacuna che spero in qualche modo di riuscire a colmare. A fare la differenza, in ogni caso, è la qualità dei rapporti umani. La capacità di ascolto vale più di ogni altra cosa».

Ma ha intenzione di fare un corso per riuscire a capire almeno le basi?

«Tempo e impegni di lavoro permettendo mi piacerebbe imparare un’altra lingua. Non è mai troppo tardi».

Oltre all’importanza della capacità di ascoltare la gente e chi ne ha bisogno c’è qualcos’altro in cui crede in modo particolare?

«Oltre a confrontarmi con chi mi circonda ritengo che, quando è il caso, sia necessario anche intervenire. Adesso, comunque, cercherò di ambientarmi in fretta in modo tale da capire quali sono le principali problematiche sul piatto».

Pensa anche alla “polizia locale”, uno dei chiodi fissi del governatore altoatesino Durnwalder che ha conosciuto proprio oggi?

«È ancora presto per parlarne. Voglio prima capire, poi vi farò senz’altro sapere come la penso».

Andiamo sul personale. È sposato?

«Sì, sposato con due figli. La mia famiglia vive a Roma e resterà nella capitale. Per vederci regolarmente faremo i pendolari: io in una direzione e loro nell’altra».

Cosa si aspetta da questa esperienza in terra altoatesina?

«Per ora posso solamente aggiungere che sarà una bella sfida nella quale sono contento di potermi cimentare».

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