Le nuove regole

Ipes, è scontro sugli affitti a termine 

Il disegno di legge è pronto, il Centro Casa rilancia le pesanti critiche sui contratti «4+4» previsti per le future locazioni. Inaspriti i controlli sulla condotta degli inquilini e sul patrimonio immobiliare. Cambiano le norme di successione, restano quelle sulla metratura


Sara Martinello


BOLZANO. Disegno di legge alla mano, la riforma dell’Ipes assume contorni più chiari. L’addio alla casa “per sempre” è certo. Dal Centro Casa, il presidente Maurizio Surian lancia un avvertimento al consiglio provinciale, che presto dovrà discutere il testo: «Le finalità della legge stridono con l’introduzione dei contratti a termine. Le premesse sono belle parole, “soddisfare i bisogni abitativi primari, ridurre l’emergenza abitativa, migliorare la qualità di vita della popolazione”, ma per ora sembrano uno spot politico. Noi gradiremmo un confronto continuo e che l’assessorato competente coinvolgesse le parti sociali nella costruzione del futuro dell’abitare, dai contratti alla regolazione del cohousing, fino al piano di sviluppo dell’Ipes». Bisognerà capire come la legge urbanistica interagirà coi progetti dell’Istituto, e soprattutto se altri Comuni saranno disposti a edificare quanto ha fatto Bolzano.

Lo scorso agosto, all’uscita della bozza, il Centro Casa aveva espresso all’assessorato guidato da Waltraud Deeg le proprie perplessità. La prima era sul contratto a tempo determinato. «Varrà solo per i nuovi contratti», chiarisce Deeg. Il disegno di legge non si sbilancia, ma pare che la formula sarà quella del 4+4, tacitamente rinnovabile a condizione che non ci sia motivo di revoca. «Vedremo come andrà l’iter legislativo – così Surian – e che cosa diranno i decreti attuativi. Noi il 4+4 continueremo a contestarlo, il contratto a tempo determinato è sempre una spada di Damocle. Parliamo di alloggi per fasce deboli, non del mercato libero».

La legge 13/1998, quella in vigore oggi, prevede che alla morte dell’assegnatario l’assegnazione passi ai figli o ai nipoti che abbiano vissuto nell’alloggio rispettivamente almeno per 2 o 10 anni. Il nuovo testo sopprimerebbe questa possibilità. «Se la norma non sarà retroattiva si creeranno due categorie. Dovrebbe essere fatta una valutazione della casistica, per determinare chiaramente dove la regola debba essere applicata.

Le definizioni dell’abitazione in base alla metratura restano invariate. La casa è «adeguata» se ha «una superficie utile abitabile di almeno 28 metri quadrati per una persona», più altri 15 per ogni ulteriore inquilino. È sovraffollata se una persona non ha nemmeno 23 metri quadri e due non ne hanno 38, più 10 per ogni altro inquilino; è «sottoutilizzata» se una persona ha più di 50 metri quadri (più 15 per ogni altro componente del nucleo). Da tempo l’Ipes cerca di spostare persone vedove in alloggi più piccoli per poter insediare nei loro vecchi appartamenti nuove famiglie. Surian sottolinea che «spostarsi significa perdere il rapporto affettivo con la propria casa. Facciamo un’analisi, magari mettendo a sistema questa idea del cohousing contenuta nel testo. Se ci fossero un cambio di passo, una svolta culturale, e la volontà politica, si potrebbe parlare anche di condominio sociale. Perché no. E poi anche l’Ipes ha alloggi chiusi. Quanti sono?»

Risultano inaspriti i controlli sulla condotta degli inquilini, cioè su abusi e illeciti. Sull’obbligo di documentare l’eventuale patrimonio immobiliare posseduto all’estero il Centro Casa ripete le stesse domande che aveva posto ad agosto. «Quale autorità deve rilasciare la dichiarazione? Come si può calcolare il valore dell’immobile, che si trovi in Abruzzo come in Lituania? E se nel paese estero non esiste il catasto? Che tipo di documentazione bisogna portare? Tradotta? Chi dovrebbe pagare?». Tra pochissimo dovrebbero uscire le prime graduatorie stilate sulla base delle nuove modalità di presentazione della domanda. «Vedremo come la modalità introdotta lo scorso aprile impatterà sulla possibilità di ottenere l’alloggio».













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