Iva salita al 21%, «attenti ai furbi»

Monito dei consumatori: qualcuno farà la cresta. Rincarati benzina e A22


Davide Pasquali


BOLZANO. Da ieri l'Iva è passata dal 20 al 21%. Primi ad accorgersene: chi ha fatto benzina, chi ha imboccato l'A22, chi ha chiesto un preventivo a un artigiano. I commercianti avvertono: ieri è cambiato poco, ma i rincari arriveranno. I consumatori sono in allerta: occhio ai furbi. Non vale per tutti i beni e i servizi, perché, per dire, i libri sono rimasti al 4%, i generi di prima necessità al 10%. E l'aspetto negativo vero, per ora, riguarda la parte amministrativa delle aziende, chi dovrà variare i bilanci e ricalcolare le fatture. Epperò, i rincari già ieri si sono fatti notare. Prima fra tutti la benzina: se venerdì costava 1,61, ieri, anzi già venerdì sera, era salita a 1,65. Detto per inciso, ben oltre il rincaro dell'Iva. Per Domenico Sacco (Confesercenti) «per ora non è cambiato quasi nulla. Nessun commerciante, sabato mattina, è corso a cambiare i cartellini. I prezzi nei negozi sono rimasti invariati. Le ripercussioni cominceranno a farsi sentire fra un paio di settimane, in ottobre. Si è calcolato che la variazione dell'imposta in un anno costerà almeno 40 euro ai single e fra i 120 e i 180 alle famiglie medie». Sacco non nasconde però cos'altro potrebbe accadere: «Non escluderei che in occasione dei rincari per l'aumento dell'imposta, qualche fornitore tentasse qualche rialzo. Purtroppo, anche in questo caso chi vorrà farci la cresta non sta a valle ma a monte. Pantalone, in questo caso, sono il cliente e il dettagliante». Anche secondo Thomas Rizzolli (Unione) «sabato non è cambiato niente: i prezzi in vetrina sono fissi, anche perché gli articoli attualmente in vendita sono fatturati al 20%. I rincari si avranno fra qualche mese, diciamo da febbraio, con le nuove collezioni. Lì pagheremo tutti, poveri e ricchi». Di certo, «l'aumento dell'Iva è un segnale pessimo. I consumi sono fermi. In centro ancora ancora va abbastanza: sopravviviamo grazie ai turisti; ma i bolzanini non comprano più. E adesso ci tocca pure pagare una tassa perché siamo governati male!». Ora come ora a soffrire di più sarà «chi effettuerà singoli acquisti importanti: un'auto, una casa». Gli altri rincari arriveranno dopo. Oppure, si spera, non arriveranno proprio. Andrea Grata (Koncoop): «Cercherermo di non far pesare i rincari sui nostri soci. Nel nostro supermercato, gestito su basi cooperative, tenteremo di mitigare il rialzo. Certo, non mancheranno per noi le complicazioni amministrative, ma per il resto dovremmo riuscire a temperare l'impatto. Sappiamo che c'è da tirare la cinghia, vedremo di non farlo pesare sui soci». Ma fuori dal movimento coooperativo, il rischio furbi incombe. Mette in guardia Marino Melissano (Altroconsumo): «È un momento grave. Anziché aumentare le tasse ai ricchi, si è pescato nelle tasche del resto della popolazione, per di più da subito, da un giorno all'altro. Per l'economia è una disgrazia». Melissano spiega infatti che, fosse per l'aumento dell'1% dell'Iva, sarebbe poco o niente. Quel che si teme - «e che puntualmente si verificherà» - sarà l'effetto moltiplicatore tipico dell'economia italiana e dei pochi controlli effettuati dalle autorità: la furbizia. «Con l'occasione del ritocco verso l'alto - ché tanto non se ne accorge nessuno - il rincaro sarà amplificato, come accadde quando venne introdotto l'euro». Melissano invita le autorità a vigilare. Ma intanto, già ieri, in città si sono verificati casi per lo meno singolari, segnalatici dai lettori. Tipo il pane Vinschgerle: passato da 4,70 a 5,40. O i ricambi di spazzolini OralB. Venerdì costavano 14,90, ieri 16,90.













Altre notizie

Attualità