Iveco, operai pronti a lavorare in trasferta

Serafini (Uil): «A Suzzara per avere lo stipendio pieno». La Fiom: «Persi fino a 6mila euro a lavoratore»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Assemblee affollate, ieri mattina, all’Iveco di Bolzano dopo la decisione dell’azienda di prevedere per il 2017 ben 120 giorni di cassa integrazione per 405 operai e 131 impiegati. Tutti hanno voluto saperne di più, soprattutto per il medio periodo, anche perché manca ancora un cronoprogramma preciso sulle commesse promesse dal ministero della Difesa. Molti lavoratori, all’uscita delle assemblee, hanno ammesso che saranno costretti ad andare a lavorare in trasferta per arrivare a fine mese. «Ci sono già state diverse adesioni - ammette Toni Serafini, segretario provinciale della Uil - per andare a Suzzara e l’azienda ha già dato piena disponibilità in tal senso. C’è un altro stabilimento, quello di Piacenza, dove Iveco fa fare gli straordinari al sabato. Chi vorrà lavorare a pieno regime, nel 2017, potrà farlo anche se lontano da casa». Fabio Parrichini (Fiom-Cgil) ipotizza perdite secche nell’ordine di alcune migliaia di euro. «Per un lavoratore che ne guadagna 26 mila, fatti i primi conti a spanne, ciò significa perderne almeno 6 mila. Una situazione complicata, soprattutto per chi ha famiglia e non ha, spesso, la possibilità di spostarsi e andare in trasferta». Le preoccupazioni dei lavoratori ieri erano soprattutto per il medio-lungo periodo. «Vogliono capire - prosegue Serafini - se la crisi è transitoria o congiunturale. Ho trovato un clima più positivo di quanto ipotizzassi alla vigilia, anche perché i lavoratori sono i primi ad essere consapevoli che il centro ricerche interno funziona. Sembrano esserci, dunque, margini sufficienti per una ripresa. Anche se non immediata». Resta da capire quali saranno le risposte del Mise e della giunta provinciale, coinvolte da Cisl e Uil.

Nel pomeriggio di ieri è arrivata anche una nota dell’Uglmetalmeccanici. «Da parte nostra non possiamo che confermare la piena fiducia nell’azienda. Non ci sono colpe da addebitare a nessuno, operai o dirigenti che siano. Facciamo un prodotto di alta qualità. La Cassa integrazione si è resa necessaria per fare fronte ad un periodo difficile che persisterà per tutto il 2017. Sarà un anno difficile per tutti ma siamo certi di ritornare ai livelli di produttività degli anni precedenti, mantenendo gli attuali livelli occupazionali». Di sicuro i dipendenti - tanto gli amministrativi quanto gli operai - in questa fase sono costretti a navigare a vista. In attesa della messa in produzione del Centauro 2. «Un solo carro armato - conclude Serafini - costa circa 11 milioni di euro».

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