Iveco, previsti 120 giorni di Cassa integrazione

Saranno coinvolti oltre 500 lavoratori: ieri l’incontro con i vertici nazionali I sindacati: «Una brutta tegola per i dipendenti, la ripresa è attesa per il 2018»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Sarà un brutto Natale per i dipendenti dell’Iveco di Bolzano. Ieri i vertici nazionali dell’azienda hanno comunicato, infatti, nel corso di un lungo faccia a faccia con i rappresentanti sindacali, che per il 2017 sono in programma 120 giorni di Cassa integrazione per oltre cinquecento lavoratori (405 operai e 131 impiegati). In soldoni ciò significa una perdita secca di alcune migliaia di euro l’anno. L’azienda ha confermato che il prossimo anno «sarà ancora di transizione», anche perché le nuove commesse - per oltre 50 mezzi - del Ministero della Difesa entreranno nel bilancio del 2018. Ci sarà, dunque, ancora da stringere i denti dopo un 2017 durante il quale quasi la metà dei dipendenti ha perso 69 giornate di lavoro. «Abbiamo chiesto ai vertici dell’azienda - sottolinea Claudio Voltolini della Cisl - di organizzare un incontro con il Mise, il Ministero dello Sviluppo economico, in modo tale da capirne di più sui programmi futuri. Urge anche un confronto con il presidente della giunta provinciale Kompatscher. Di sicuro il 2017 si prospetta come un anno di sacrifici».

All’incontro, con Vincenzo Retus e la responsabile dello stabilimento bolzanino, c’era anche il segretario provinciale della Uil Toni Serafini. «L’azienda ci ha prospettato un piano per il 2017 e per il 2018, che conferma i timori della vigilia. Centoventi giornate di cassa integrazione sono parecchie. Oggi ci confronteremo con i lavoratori in tre distinte assemblee e, con ogni probabilità, il clima non sarà tra i più positivi».

Più o meno sulla stessa lunghezza d’onda anche Joe Pelella, sindaclista della Uil. «Nel 2017 ci sarà ancora da soffrire, ma quantomeno intravediamo la luce in fondo al tunnel».

I vertici aziendali hanno incontrato, poi, separatamente anche Fabio Parrichini della Fiom-Cgil, che ha sempre sottolineato come, a pagare, alla fine siano sempre i lavoratori. «Non bastano i bilanci in attivo. Il conto, qui, devono saldarlo ancora una volta operai e impiegati». L’unica nota positiva è che l’Esercito - dopo il via libera delle commissioni Difesa e Bilancio - potrà procedere all’acquisto dei primi 50 (di 136) carri armati «Centauro 2» prodotti dal consorzio Iveco (Fiat) – Oto Melara al costo di 530 milioni. «Si tratta - sottolineano i sindacati - di una commessa importante per Bolzano. Ma solo per il 2018».

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