Kompatscher: no al tricolore Spagnolli invece lo esporrà

Tommasini: «Stufo marcio di simili polemiche, ognuno si regoli come preferisce» Gli ecosociali: a mezz’asta in ricordo dei morti. Biancofiore: boomerang per Renzi


di Davide Pasquali


BOLZANO. La Provincia non esporrà sui suoi edifici pubblici il tricolore il 24 maggio per ricordare il centenario dell'entrata in guerra dell'Italia. «L'indicazione di Roma di ricordare in questo modo l'inizio del conflitto è incomprensibile e sbagliata», ha detto ieri il governatore altoatesino Kompatscher. «Avremmo invece volentieri seguito un eventuale invito a mettere le bandiere a mezz'asta, che sarebbe stato il modo giusto per ricordare le vittime di questa tragedia». Dopo la dura presa di posizione da parte degli Schützen e dell’Obmann Svp Achammer, ieri anche la giunta provinciale ha rigettato al mittente l’invito del governo Renzi, che, come prevedibile, ha suscitato molte polemiche.

Commenta il vicepresidente della Provincia Tommasini: «Anche io sono stufo marcio delle polemiche su bandiere e divisioni. Noi, in questa terra, abbiamo fatto dei passi avanti e oggi siamo più concentrati sui temi che interessano la gente: lavoro, istruzione, casa. Non sono contrario alla decisione di Kompatscher. Probabilmente a Roma non hanno tenuto conto dell’impatto simbolico che avrebbe avuto qui da noi. Non abbiamo bisogno di motivi per dividerci. Comunque sia, ogni singolo sindaco deciderà se esporre o meno il tricolore».

Cosa farà Spagnolli?, si chiede il candidato Urzì. «La disposizione del governo Renzi, grande sponsor del sindaco, che prevede sia issata la bandiera nazionale in occasione della ricorrenza della data che ricorda l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria Ungheria e che avrebbe condotto al completamento dell’Unità italiana, questa disposizione sarà rispettata dal sindaco Spagnolli o egli preferirà ammainare il tricolore come richiesto dalla Svp a disagio per il significato che quella data ha nella storia? O Spagnolli farà issare sì la bandiera nazionale ma a mezz’asta, come richiesto dagli ecosociali?»

La risposta del primo cittadino uscente non si è fatta attendere: «Naturalmente mi attengo alle disposizioni, perché sono un sindaco della repubblica italiana. Aggiungo che, a Bolzano, ci sono due disposizioni che si sovrappongono: quella che impone di esporre il tricolore perché si vota, e quella che impone di esporre il tricolore perché è il 24 maggio. Comunque sia, da parte mia, non ho mai contribuito né mai contribuirò a polemiche di tipo etnico, e lo dico nel rispetto di tutti».

«Nessuna festa per la guerra», dice invece Margheri (Sel). «Il 24 maggio, data dell’entrata in guerra dell'Italia decisa dal re e da una sorta di colpo di stato contro la maggioranza della popolazione e del parlamento, non può e non deve essere una festa, ma un giorno di riflessione nel segno della pace e del ricordo delle sofferenze e delle vittime di quella che, giustamente, il papa Benedetto XV definì "inutile strage", monito ribadito recentemente anche da papa Francesco proprio in una significativa cerimonia a Redipuglia».

Gli fa eco Visentin (Rifondazione): «E che cosa dovremmo festeggiare il prossimo 24 maggio? I cento anni dell’ingresso in una guerra che ha provocato milioni di morti (centinaia di migliaia se ci limitiamo all’Italia), milioni di feriti, di mutilati? Una guerra che ha lasciato dietro di sé una serie di problemi irrisolti che porteranno alla seconda guerra mondiale, con altri milioni di morti feriti e mutilati? E alcuni problemi sono tuttora aperti con pericoli di ulteriori guerre locali con rischi di incendi che i possono estendere a tutto il mondo?».

L’onorevole Biancofiore parla invece di «ennesimo spot elettorale del premier Renzi» che però «si sta rivelando un nuovo boomerang». Renzi «inizia a inciampare nella comunicazione e negli alleati e nel suo opportunismo politico secondo convenienza. Io che sono per il tricolore senza se e senza ma e che sono stata massacrata in passato per aver chiesto che anche i sudtirolesi lo sentissero loro, sorrido sconsolata innanzi alla porta in faccia presa da Renzi proprio dal suo amico Kompatscher, col quale solo qualche giorno fa sorrideva sornione da un palco in Alto Adige dopo averlo scorrazzato in giro sull'aereo di stato italiano. Da una parte infatti il premier consegue la secessione politica dell'Alto Adige con l'Italicum, dall'altra dimostra di non conoscere affatto l'Svp e la realtà sudtirolese».

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