L’addio a Sandro Canestrini, fra tricolori e cappelli piumati 

ROVERETO. Quando viene a mancare un grande uomo, la comunità si scopre all’improvviso più povera, ma il commiato laico di Sandro Canestrini, che ha richiamato oltre 400 persone all’auditorium Melotti...



ROVERETO. Quando viene a mancare un grande uomo, la comunità si scopre all’improvviso più povera, ma il commiato laico di Sandro Canestrini, che ha richiamato oltre 400 persone all’auditorium Melotti è stato anche un momento di intensa ricerca di valori, quelli che un uomo davvero libero e di finissima intelligenza come lui ha perseguito per tutta la vita, e che risuonano come un’esortazione a proseguire quelle battaglie, civili prima ancora che politiche, in nome dell’umanità, più che dell’ideologia. Al commiato laico per Canestrini c’erano pressoché tutti gli avvocati del Foro di Rovereto, molti colleghi da fuori provincia, i vertici dell’Anpi di Rovereto e Trento, gli Schützen, che hanno anche fornito un picchetto d’onore alla salma sul palco, molti pacifisti nonviolenti, ma anche Eva Klotz, il consigliere provinciale Alessandro Olivi e persino l’anarchico Massimo Passamani. Mancava invece la politica locale: il sindaco Valduga impossibilitato a partecipare ha inviato un saluto, letto al Melotti, in cui ricordava l’impegno di Canestrini a difesa dei più deboli. «Papà ha combattuto molte battaglie, sapendo che non tutte possono essere vinte» ha esordito il figlio Nicola, citando le principali: dalla tragedia del Vajont a quella di Stava, dalla tutela dei pacifisti antimilitaristi ai sudtirolesi accusati di terrorismo, fino alle vittime del campo di concentramento di Bolzano. Per Paolo Mirandola, «Sandro ha scritto una delle pagine più preziose della storia dell'avvocatura italiana, come altri partigiani divenuti avvocati che si dovevano misurare con una magistratura e un’avvocatura formate nel fascismo». L’antifascismo era un suo tratto caratteristico. Il giudice Carlo Ancona ha ricordato la presentazione di un libro sull’Asar: «Canestrini guardò le facce della gente in piazza per il comizio Asar, in una foto. Nei volte della gente vedeva l'uomo come cittadino libero e coraggioso. Anche in aula, prima veniva la valutazione dell'uomo, il processo per lui era secondario». Ma il ricordo più sentito è quello di Eva Klotz, che lo ha letto prima in tedesco, traducendolo poi in italiano. «Caro Sandro, ho l'onore di renderti grazie per i tanti sudtirolesi ai quali con la tua fermezza e il tuo impegno hai fatto restituire dignità e libertà. Ti pensano tutti gli ex detenuti politici e sudtirolesi. Hai dimostrato che non sono mai stati terroristi. Non ti dimenticheremo mai».













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