Il lutto

L'addio a Verena Mumelter, presidente dei restauratori 

Aveva fondato l’associazione nel 1993. Molto impegnata in restauri in tutto l’Alto Adige, in città aveva salvato gli affreschi di castel Flavon. Era stata consigliere di quartiere per Projekt Bozen



BOLZANO. Un volto solare, sorridente, una facilità non comune nel rapportarsi con chiunque. Molto conosciuta in città e in tutta la provincia innanzitutto come restauratrice, Verena Mumelter Piller si è spenta l'altro giorno, all’età di 65 anni. Questa mattina, venerdì 30 luglio, la cerimonia funebre, poi la tumulazione al cimitero.

«Una donna elegante, molto elegante, e anche molto simpatica», come la definisce Tobe Planer, che era stato con lei in consiglio di circoscrizione Centro-Piani-Rencio una decina di anni fa e che alla notizia della sua morte è rimasto senza parole. Mumelter era stata eletta nella lista Projekt Bozen, coordinata dall’avvocato Rudi Benedikter, che ricorda: «Aveva ricoperto l’incarico in circoscrizione per 5 anni. Essendo una eccellente storica dell’arte e una restauratrice, era molto attiva nel suo campo, partecipava a molte iniziative culturali, sulla tutela dei beni storici. Una cara commilitona politica. Non la vedevo da tempo, so che si era ritirata al Renon. Ci mancherà molto».

«Era molto impegnata nel campo culturale, in particolare nelle Belle arti», racconta con la voce rotta dall’emozione Martin Pittertschatscher. «Era presidente della nostra Associazione Restauratori-Conservatori Alto Adige fin da quando, nel 1993, si era impegnata per fondarla». Gli obiettivi fondamentali dell’Arca sono quelli di sostenere e favorire il miglioramento dello standard professionale dei restauratori e dei conservatori sotto il profilo tecnico–pratico, scientifico, storico–artistico e culturale.

«Allora - prosegue - in provincia di Bolzano non esisteva nulla del genere. Era stata lei a voler riunire tutti i restauratori altoatesini e fare in modo che aderissero alla nostra associazione. Si era poi molto impegnata affinché Arca-Vrks entrasse nella importante confederazione europea delle associazioni di restauratori, la Ecco. Un fatto che per noi ha contato molto, è stato importante, ci ha permesso di avere contatti con tutti i paesi europei. Abbiamo avviato diversi progetti comuni, mostre, convegni».

Mumelter, prosegue, «aveva studiato come me alla scuola di restauro di Botticino, in provincia di Brescia. Professionalmente si era impegnata in tutto il territorio dell’Alto Adige, in val Venosta, a Bolzano. Aveva lavorato su moltissime opere d’arte, sia su tela che su tavola e anche su dipinti murali. Abbiamo lavorato insieme in mille occasioni». Era «una persona che si impegnava con molta dedizione in quello che faceva. Lavorare con lei era estremamente piacevole. Con lei si poteva parlare di tutto e di più. Una persona molto acculturata, sensibile alle problematiche non solo dell’arte. Era estremamente attenta a coltivare i rapporti umani, a far sì che si creasse un buon clima di lavoro, fatto assolutamente necessario per chi fa questo tipo di mestiere».

Verena Mumelter era molto conosciuta in città, anche per le conferenze, le presentazioni, le visite guidate, anche alle opere da lei stessa restaurate. «Era appassionata di arte, di cultura, sempre molto informata, aggiornata». Pittertschatscher ricorda ancora: «Proprio oggi pensavo a castel Flavon, dove assieme abbiamo restaurato gli affreschi. Avevamo messo in piedi uno scambio culturale con il Bhutan, un progetto di restauro di un monastero, due restauratori di lì avevano fatto il praticantato da noi. Ricordo poi Santo Stefano a Morter, la chiesetta all’imbocco della val Martello. Verena si era appassionata in modo particolare, dipinti interessanti, molto importanti; ne aveva parlato a un convegno in Germania. Verena ha dato un contributo molto grande, per rendere noto al pubblico il lavoro del restauro oltre al mero artigianato».













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