L’allarme: «Ora state a casa»

Bolzano. Altri 687 altoatesini positivi al Coronavirus, sei morti, i letti nelle terapie intensive oltre la soglia di allerta. Con questi dati la giunta provinciale ha varato il nuovo lockdown, il...


Francesca Gonzato


Bolzano. Altri 687 altoatesini positivi al Coronavirus, sei morti, i letti nelle terapie intensive oltre la soglia di allerta. Con questi dati la giunta provinciale ha varato il nuovo lockdown, il quarto dall’inizio della pandemia. Il presidente Arno Kompatscher firmerà in queste ore l’ordinanza che decreta la nuova, pesante stretta da lunedì 8 febbraio a domenica 28 febbraio. Ai bar e ristoranti già fermi (salvo asporto e consegna a domicilio) si aggiunge la chiusura dei negozi (con le eccezioni legate ai beni di prima necessità), il ritorno delle scuole alla didattica a distanza (asili nido e materne restano aperti), lo stop al movimento tra comuni e con limitazioni all’interno dello stesso comune, l’obbligo di indossare mascherine Ffp2 sui mezzi di trasporto, durante la spesa, dai parrucchieri e nei centri estetici. Artigianato e attività produttive proseguono il lavoro, con il vincolo di test settimanali per i collaboratori.

Le categorie economiche, stremate dalle chiusure, sono in rivolta. Le opposizioni decretano il fallimento della «via altoatesina». È stata una decisione grave, concordata da una giunta in cui restano divisioni nette sulla strategia da adottare. La Lega questa volta si è smarcata. Ma c’è una novità che ha fatto allentare le ultime resistenze: la conferma dei primi quattro casi di variante inglese in Alto Adige, conferma arrivata un mese dopo il contagio. «Non sappiamo quanto la variante si sia diffusa in queste settimane», ammette l’assessore alla Sanità Thomas Widmann.

L’appello drammatico

KompAtscher si assume la responsabilità personale della firma, come commissario per l’emergenza Covid-19, ma alla presentazione del lockdown ieri aveva accanto a sé buona parte della giunta: Widmann per la sanità, Waltraud Deeg per l’assistenza all’infanzia e il sociale, Philipp Achammer per scuola tedesca ed economia, Giuliano Vettorato per la scuola italiana.

Diversi assessori nei giorni scorsi hanno ricevuto messaggi allarmati da parte di medici ospedalieri. Le proiezioni sui contagi, aggravati dalla variante inglese, hanno fatto il resto. La catena delle infezioni va fermata. Da Palazzo Widmann gli appelli diventano drammatici. «Per favore restate a casa. Questo è il principio a partire da lunedì», scandisce Kompatscher. Ci si può muovere per lavoro, motivi di salute e assistenza. Basta con le gite in montagna lontano dal proprio comune. Per l’attività fisica si resta nei pressi di casa. Molti dei contagi avvengono in famiglia. L’appello allora è: ridurre al massimo i contatti tra non conviventi. Widmann fa eco a Kompatscher: non bisogna dare per scontato che il primo marzo si riparta. «Dipende da ognuno di noi», così Widmann, «Per riaprire serve un patto con la popolazione, perché solo tutti insieme possiamo impedire la diffusione del Coronavirus». Molto semplicemente, aggiunge Kompatscher, la serietà dei comportamenti è un atto di solidarietà dovuta a chi «paga il prezzo più alto per le chiusure».

Controlli: vertice con i sindaci

Troppe feste private, troppe baite con tavoli pieni oltre il consentito, troppi assembramenti: il picco di contagi è stato provocato da una somma di comportamenti irresponsabili. Kompatscher avrà oggi un incontro con i sindaci: «Parleremo di controlli». Bisogna fare di più. Nella Svp serpeggiano critiche sull’operato dei sindaci, che nei piccoli comuni tutto sanno e tutto vedono.

La protesta dell’economia

Altra riunione di oggi sarà con le categorie economiche per discutere degli screening dei lavoratori. Di fronte alla esasperazione di commercianti e ristoratori Achammer promette ancora una volta abbondanti ristori provinciali, oltre a quelli statali.

La difesa del modello

Nelle scorse settiMane provincia e asl sono state impegnate in un braccio di ferro con l’istituto superiore di sanità, accusato di classificare l’alto adige «rosso» e «arancione» sulla base di dati errati o vecchi. parte delle opposizioni accusano: si è lanciato il messaggio che la pandemia non fosse così grave. kompatscher e widmann difendono la «via altoatesina». «testiamo tantissimo e continueremo a farlo, ma dopo natale e capodanno i numeri dei contagi non sono scesi come ci aspettavamo. anzi c’è un peggioramento della situazione, leggero ma continuo». ecco allora il lockdown, prima che gli ospedali saltino.

Con la nuova ordinanza la provincia di fatto si autoclassifica «zona rossa»: i dati della asl dicono che i contagi sono diffusi ovunque. in 80 comuni su 116 la situazione è da zona rossa. l’assessore alla protezione civile arnold schuler sottolinea: «in proporzione, le situazioni più critiche ora sono in periferia».

Sulla base del report nazionale dell’istituto superiore di sanità, il ministro roberto speranza confermerà oggi «arancione» la provincia di bolzano con un rt di 1,06.

Le chiusure e le regole

Da lunedì al 28 febbraio chiuderanno dunque i negozi non essenziali, i mercati, gli alberghi e tutte le strutture ricettive.

Viene introdotto il divieto di spostamento tranne che per motivi di lavoro, studio, salute e di necessità. Anche l’attività fisica individuale deve essere svolta nei pressi dell’abitazione. Dopo la forte raccomandazione, l’uso della mascherine Ffp2 diventa obbligatoria nelle situazioni più esposte: bus e treni, negozi, servizi alla persona.

Le scuole

Le scuole medie e superiori torneranno alla didattica a distanza a partire da lunedì, mentre da giovedì 10 febbraio sarà il turno delle scuole elementari. La settimana successiva gli istituti saranno chiusi per le vacanze di Carnevale, e al rientro (lunedì 22 febbraio) riprenderanno le lezioni in presenza per scuole elementari e scuole medie.

Ragazze e ragazzi delle scuole superiori, invece, dovranno seguire per un’ulteriore settimana le lezioni con la modalità della didattica a distanza. «I numeri ci dicono che i protocolli di sicurezza applicati nelle scuole funzionano – ha commentato l’assessore alla scuola italiana Giuliano Vettorato – la scelta di chiudere è però una scelta obbligata dai dati sui contagi».

Asili e servizi sociosanitari

Come assessora al sociale e alla famiglia Waltraud Deeg, si è dichiarata soddisfatta per la possibilità di garantire l’apertura dei servizi sociosanitari e di assistenza all’infanzia (asili nido e scuola materne). «Possiamo offrire sostegno a famiglie, bambini, anziani e persone che attraversano fasi difficili della loro vita, categorie erano risultate particolarmente colpite dal primo lockdown. Avere questi servizi in funzione darà un sollievo alle famiglie di nuovo alle prese con un rafforzato smart working».

Aggiunge Achammer: «Abbiamo cercato il più possibile di tenere aperte le attività lavorative e di garantire la didattica in presenza. Negli ultimi giorni le condizioni di base sono cambiate, e questa decisione è stata inevitabile. La ritengo una soluzione accettabile».

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