Accorata petizione sottoscritta da decine di esperti altoatesini, austriaci e germanici

L'appello degli storici italiani e tedeschi «Il passato va spiegato senza rimozioni»


Davide Pasquali


 BOLZANO. Hanno firmato trentacinque fra storici tout court e studiosi di totalitarismi, minoranze, regioni di confine, questione altoatesina, monumentalistica e architettura di epoca fascista. Altoatesini, tirolesi austriaci, germanici e italiani. E hanno sottoscritto pure due prestigiose istituzioni. Ideata dagli storici altoatesini Hannes Obermair (Archivio storico del Comune), Hans Heiss e Andrea di Michele (Archivio storico provinciale), la petizione "Risolviamo insieme il problema della monumentalistica fascista" (il cui testo integrale pubblichiamo in prima pagina) è nata con lo scopo di chiedere a tutti di fermarsi a riflettere, senza agire di impulso e, soprattutto, senza rimuovere il duce a cavallo di piazza Tribunale.  «L'idea - precisa lo storico Andrea Di Michele - è nata parlando tra di noi, con Heiss e Obermair. Ci siamo sentiti a inizio settimana, quando si dava per scontato che il duce a cavallo di piazza Tribunale sarebbe stato rimosso in quattro e quattr'otto. Non potevamo accettare una scelta di questo tipo: la fretta è cattiva consigliera. Non considero il punto di vista politico. La petizione non prende le mosse da una critica nei confronti dell'accordo fra il governo e la Provincia, non critica le istituzioni. Chiediamo esclusivamente questo: è ora che la questione dei monumenti di epoca fascista presenti nella nostra provincia venga risolta alla radice e in via definitiva».  Il testo della petizione è stato redatto in fretta e furia sia in lingua italiana che in lingua tedesca e poi inoltrato ai vari contatti. Nel giro di due giorni hanno sottoscritto tutti, con convinzione. Ci sono gli storici e gli studiosi locali, di entrambi i gruppi linguistici, a riprova del fatto che «non è vero che tutti gli italiani vogliono mantenere il duce e tutti i tedeschi vogliono rimuoverlo».  Tra i firmatari Nicoloso, che si è occupato di storia dell'architettura di epoca fascista. E poi ci sono in pratica tutti i docenti di storia contemporanea dell'università di Innsbruck: Meixner, Schreiber, Pfanzelter, Alexander. E poi c'è il germanico Wörsdorfer, grande esperto di minoranze e confini orientali, che da anni si occupa di Croazia e Slovenia. E c'è Rolf Petri, storico germanico che insegna a Venezia. E c'è il viennese Wedekind, che da anni si occupa di Alpenvorland dal 1943 al 1945. Ma c'è anche il germanico Gehler, stimatissimo in area tedescofona per la sua sterminata letteratura sulla questione altoatesina. E Klinkhammer, storico germanico che insegna all'istituto storico di Roma. E c'è lo svizzero Mattioli, esperto di architettura di epoca fascista. Ma la firma forse più significativa è quella collettiva. «Quella del gruppo di lavoro per la teoria e la didattica della tutela monumenti di Weimar. Si sono riuniti e hanno deciso all'unanimità di firmare come istituzione».  Sono firme che pesano, di esperti che per mestiere si confrontano con il passato e l'uso pubblico della memoria. Ne conoscono le difficoltà, ma ne intravedono anche le potenzialità.  «Ci auguriamo un progetto ampio, coraggioso. Un'idea potrebbe essere questa: intanto, senza levare o coprire nulla, si parta con le tabelle esplicative sugli ossari. Il testo è già stato predisposto e approvato». Poi, magari organizzando un convegno internazionale di esperti, che mai si è tenuto sul tema, «pensare a un progetto complessivo di storicizzazione, che coinvolga in primis il museo civico. Lì la prima parte del museo dei totalitarismi, dove si potrebbe riassumere e spiegare. Poi si potrebbe uscire per visitare il museo all'aperto. In questo contesto il duce a cavallo sarebbe un punto irrinunciabile». Oltre a Semirurali, zona industriale, Vittoria e quant'altro.













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