L’assessore Deeg: «Tre ipotesi per pensionare i provinciali»

La responsabile del personale: «Niente più proroghe dopo i 65 anni: a breve la proposta in giunta» La misura interesserà da 160 a 700 dipendenti: «Valuteremo se applicarla o meno alla scuola»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «La prima bozza è pronta e contiene tre opzioni: nel giro di alcune settimane la presenterò alla giunta, poi alle parti sociali. Entro l’anno porterò la delibera in consiglio, per essere pronti a partire con i pensionamenti dei dipendenti provinciali che hanno i requisiti, nel 2015». Waltraud Deeg, assessore al personale e alla riorganizzazione, conferma la volontà, di cui ha parlato il presidente Arno Kompatscher nell’incontro sul bilancio con le parti sociali e il mondo economico, di ridurre le spese correnti, snellendo tra l’altro l’apparato amministrazione.

Attualmente quanto spende la Provincia per il personale?

«Un miliardo e 100 mila euro l’anno».

E quanto si dovrebbe risparmiare con l’operazione pensionamenti?

«Circa 10 milioni e 400 mila euro».

Quante persone potrebbero essere interessate ai pensionamenti?

«Si può calcolare da un minimo di 160 ad un massimo di 6-700».

Su quanti dipendenti?

«Dipende se le nuove misure si vorranno applicare anche al mondo della scuola che finora è stato escluso, ritenendo il settore una priorità. I numeri più o meno elevati variano a seconda della soluzione che si intenderà adottare. Io ho pronte tre proposte che sottoporrò per prima alla giunta».

Di pensionamenti dei dipendenti provinciali con i requisiti e di patto generazionale per ridurre i costi e far entrare i giovani si parla da mesi, ma in concreto non si muove nulla.

«L’ultima legge sul personale è la numero 16 del 1995. La materia è molto delicata e per questo ritengo che si debbano fare le cose per bene. Bisogna valutare le ripercussioni sia sulla macchina amministrativa che sulle persone. Non sono tutti dirigenti, ci sono anche i livelli più bassi dove anche un euro in più o in meno di pensione fa la differenza».

Oggi un dipendente provinciale fino a che età può lavorare?

«Giunto a 65 anni può chiedere una proroga che viene concessa di anno in anno fino a 67».

E dal 2015?

«Sono per mettere un tetto a 65 anni, ma la giunta potrebbe anche decidere di abbassare l’età pensionabile e se così fosse il numero dei potenziali interessati aumenterebbe. Inoltre, bisognerà vedere se si prevederanno delle eccezioni».

Tipo?

«Abbiamo molte donne che hanno cominciato a lavorare tardi. Per cui, pur avendo l’età, hanno pochi contributi e quindi soprattutto nei livelli più bassi prenderebbero pensioni minime. Finora veniva concessa loro una proroga di uno-due anni a seconda dei casi».

Per convincere le persone ad andare in pensione ci saranno incentivi?

«No».

Quanti verranno sostituiti: a Trento hanno deciso per uno a cinque.

«Si dovrà vedere a seconda dei settori. Comunque solo per una parte sarà garantito il turnover».

Ma se la Provincia a partire dal prossimo anno potrà fare a meno di 6-700 persone su 18.400 dipendenti, scuola compresa, significa che c’è un organico sovrabbondante.

«Ecco, il solito luogo comune. Non è così e se andiamo con i piedi di piombo è proprio perché le ricadute sulla macchina amministrativa e sui servizi potranno essere pesanti. I pensionamenti, a seconda delle scelte che si faranno, potranno riguardare oltre agli impiegati anche il settore scolastico, il servizio strade e i forestali. E poi c’è un altro aspetto che quando si parla di personale provinciale si dimentica».

Quale?

«Bisogna rendersi conto che la Provincia svolge un importante funzione sociale. Dando un lavoro anche a chi dal privato non lo troverebbe mai».

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