L’Avis festeggia i 50 anni e premia i donatori più fedeli

La sala della Cusanus gremita ieri da soci, autorità, famiglie Dalla presidentessa Prader le medaglie ai volontari storici



BRESSANONE. La sezione cittadina dell’Avis Bressanone ha festeggiato i 50 anni nell’ampia sala della Cusanus per l’occasione gremita di soci donatori, autorità e famiglie. Un appuntamento iniziato con la messa officiata dal decano Albert Pixner in onore di un sodalizio molto apprezzato per l’alto valore umanitario del dono del sangue a chi ne ha bisogno.

Nei successivi interventi, la presidentessa Renate Prader ha posto in evidenza il lavoro del proprio gruppo: “Un’attività svolta con passione e impegno totale da un’associazione per cui il “dono” è un segno di responsabilità. I nostri soci fondatori riuniti nel dicembre del 1966 sotto la guida di Wilhelm Pernwerth hanno tracciato la strada che oggi percorriamo con gioia e serietà. Nel 2016 siamo stati presenti all’ospedale civile con 3.179 donazioni grazie ai nostri 3.124 iscritti”.

Parole di ringraziamento sono giunte dal sindaco Peter Brunner e dall’assessore provinciale Martha Stocker, dal presidente provinciale Avis Erich Hanni e dal primario ospedaliero Martin Ogriseg. Un saluto caloroso è venuto dal presidente Avis di Peschiera del Garda Fiorenzo Zambelli per ribadire il gemellaggio con scambi molto intensi tra le due associazioni.

Ma l’appuntamento non è stato solo con relazioni e discorsi: il taglio della grande torta “Avis 50 anni”, pezzi musicali e visione di foto hanno permesso di percorrere gli anni con personaggi e manifestazioni, fino alla premiazione di quei donatori che hanno meritato la medaglia d’oro e rubino per le 100 donazioni: Dietmar Pupp; la medaglia d’oro con smeraldo per le 75 donazioni: Marco Fornari e Pierfranco Delogu; la medaglia d’oro con 50 donazioni: Gilberto Bacchiet, Diego Cola, Andreas Hofer, Oswald Kaser, Otto Niederstetter e Martin Pernthaler. Al termine, l’estrazione di premi e un grande buffet per tutti gli invitati, tra cui Luigi Scaggiante, che da piccolo fu salvato proprio dai donatori di sangue, dopo un percorso fatto dal padre in bicicletta all’ospedale, e che ieri ha regalato il suo libro sulla storia di sua madre Ada, promotrice della fondazione dell’Avis. (u.prinz)













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