L’ha uccisa senza pietà dopo la richiesta d’aiuto 

Davanti al giudice, Beutel ha ammesso di aver ammazzato la moglie in due fasi La scintilla dell’ultimo litigio legata ad alcune foto inviate dalla donna a un amico


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Non è stato un raptus. Lunedì pomeriggio Johannes Beutel ha avuto il tempo di capire quello che stava facendo: togliere la vita alla madre delle sue figliolette. È questa la realtà che ha trovato conferma ieri mattina in occasione dell’udienza di convalida dell’arresto del giovane austriaco che ha deciso di ribellarsi come una bestia ferita a morte all’idea che la moglie potesse realmente voltare pagina e chiudere per sempre il rapporto sentimentale con lui.

Come abbiamo anticipato ieri, l’indagato ha ammesso di aver assassinato Alexandra Riffeser in due fasi, seppur molto ravvicinate. A far scatenare l’ultima reazione criminale dell’uomo sarebbero state alcune fotografie intime che la vittima avrebbe inviato ad un nuovo amico con cui intendeva cambiare vita. Ieri nel corso dell’udienza di convalida l’omicida ha raccontato nel dettaglio come si sarebbe arrivati alla tragedia.

L’uomo ha negato di aver fatto visita alle proprie figliolette con un progetto di morte per la moglie e ha detto che fosse sua abitudine avere nello zaino il coltello a farfalla utilizzato per l’omicidio. Johannes ha però confermato che il loro rapporto matrimoniale era in crisi da tempo e che entrambi avevano concordato una “pausa di riflessione” di circa un mese per capire se fosse stato il caso di salutarsi per sempre o, al contrario, di riprendere la vita di coppia. È molto probabile che, tra i due, fosse Johannes la parte più debole e fosse proprio lui a confidare nella speranza di recuperare il rapporto con la moglie. Questo in qualche modo spiegherebbe la reazione violentissima dell’uomo dopo le foto intime della moglie scoperte nel tablet di lei. Johannes sarebbe stato in possesso del codice elettronico di accesso al computer e sarebbe così venuto a conoscenza che la moglie aveva già avviato un’amicizia piuttosto profonda con un amico. Davanti al giudice Peter Michaeler l’omicida avrebbe raccontato di aver perso la testa, di aver capito che la moglie aveva - di fatto - già preso la sua decisione e che la cosiddetta «pausa di riflessione» sarebbe stata solo un espediente per rendere meno drastici i tempi della separazione. Sarebbe stata questa la scintilla che ha portato alla tragedia. Alexandra Riffeser avrebbe sempre sottovalutato la rabbia e la cattiveria dell’uomo che aveva accanto, a differenza della madre che l’aveva più volte messa in guardia. Johannes Beutel era giunto a Merano per una visita alle figliolette in occasione dell’ultimo week end, con un affilato coltello nello zaino. Lunedì nel primo pomeriggio l’ultimo litigio è scoppiato, per le foto, proprio mentre l’uomo si apprestava a ripartire per il Vorarlberg. E’ in questa occasione che il litigio, come detto, è degenerato. Con la logica del “marito-padrone” secondo il principio “o con me o con nessun altro”, l’uomo ha afferrato il coltello dallo zaino e ha colpito la moglie almeno un paio di volte al ventre. Non si sarebbe trattato di colpi mortali. La donna, però, avrebbe iniziato subito a sanguinare. L’aggressione è avvenuta in cucina. Alexandra ha avuto la forza di chiamare al telefono cellulare la madre che si trovava in un’altra ala del maso, adibito ad azienda agrituristica.

Quando la madre è giunta nei locali dell’aggressione (una ventina di secondi dopo) Alexandra era già morta perché il marito (che sostiene di aver pensato in un primo tempo di portarla in ospedale) avrebbe deciso di finirla con alcune coltellate micidiali in varie parti del corpo. Una dimostrazione lampante di una volontà omicida Secondo le prime indicazioni, la coltellata mortale sarebbe stata quella inferta al collo. La morte, come detto, sarebbe sopraggiunta in un pochi secondi. Ieri il giudice Peter Michaeler ha ovviamente convalidato l’arresto dell’omicida e disposto la custodia cautelare in carcere come richiesto dalla Procura della Repubblica. Ora il pubblico ministero Igor Secco è in attesa di avere risposte importanti dall’autopsia sulla vittima, già disposta per domani . Sarà proprio l’autopsia ad indicare la sequenza delle coltellate ed il colpo mortale inferto alla vittima che avrebbe avuto pochissime possibilità di difendersi. Ieri la Procura ha anche confermato che le indagini dovranno a questo punto verificare anche l’ipotesi della premeditazione. L’avvocato difensore Markus Vorhauser è rimasto fermo nel sostenere la tesi del delitto d’impeto e ha ribadito che l’indagato «non ha un ricordo pieno dell’intera dinamica della tragedia».

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