L’Oms colpisce i würstel «Vendite in calo del 25%»

Il macellaio Schrott: «Il clienti sono davvero preoccupati, ci vuole chiarezza» La titolare del banco in piazza Erbe: allarmismo ingiustificato, se la carne è buona


di Alan Conti


BOLZANO. A volte viene derubricato a chiacchiericcio, quasi schernito sui social, ma l'allarme dell'Oms sulla pericolosità della carne ha dei riflessi, anche importanti, sul mercato. Il calo delle vendite dei würstel, per dire, viene fissato intorno al 25% e la percentuale arriva da Thomas Schrott, titolare dell'omonima macelleria in via Goethe a Bolzano. Pieno Centro: punto di rifornimento per altoatesini e turisti, italiani e tedeschi. La notizia, si scopre, ha colpito soprattutto dove meno te lo aspetti: il pubblico italiano. «Se per giornate intere ti martellano dicendo che la carne fa male è evidente che può anche capitare che ti passi la voglia di comprarla, ma non è che il messaggio sia proprio giusto». Perdoni, a dirlo è l'Organizzazione Mondiale della Sanità. «Sì, ma c'è anche un chiaro riferimento a un uso smodato ed eccessivo di questo alimento. Poi manca un discorso sulla qualità che andrebbe invece fatto». Facciamolo. «Non voglio screditare altri würstel, ma se sono troppo a buon mercato certe domande bisogna farsele. Noi scegliamo solo la carne pura, senza ossa e soprattutto senza conservanti o coloranti. Guardi che i coloranti sono molto più rischiosi». Di certo i würstel fanno male al maiale o a chi per lui. «Questa però è una riflessione di ordine morale. Io rispetto i vegetariani, ma non può essere l'Oms a imporre questo orientamento. Dal canto mio sto attento che tutti gli animali che vengono macellati per la mia carne vivano in allevamenti con un certo standard. Senza violenze gratuite e con la possibilità di contribuire anche alla bellezza del nostro territorio. Le mucche al pascolo libero, per dire, ci regalano un'Alpe di Siusi dai prati splendidi».

«Ho moltissimi clienti abituali e stanno tutti bene». Non rinuncia al tradizionale spirito Paula Ebner che con il suo banchetto in piazza Erbe ha fatto del würstel un prodotto di punta per il turismo e chi passeggia. Poi è anche arrivata la trasmissione "Unti e Bisunti" con chef Rubio a regalare nuova notorietà. «Proprio lui ne ha mangiati cinque di fila e non mi sembra particolarmente patito». Lui è anche abituato. «Certo, ma stavolta si è esagerato con questa indicazione. Noi stiamo molto attenti alla materia prima. In genere i nostri prodotti sono un mix studiato di carne di manzo, vitello e maiale. Senza additivi di nessun genere. Bisogna educare anche il consumatore a saper distinguere la qualità di un prodotto senza puntare il dito solo sul prodotto in sè». Com'è, allora, un buon würstel? «Equilibrato e naturale. Con carne che arriva da allevamenti vicini, senza massacrare l'ambiente, la natura e gli stessi animali. A quel punto il più è fatto e basta bollirlo per 3-4 minuti nell'acqua calda accompagnandolo con una bella salsa». Per la gioia degli altoatesini. «Esatto, anche se ad essere sinceri ultimamente i turisti superano anche il mercato locale». E flessioni legate all'avvertimento dell'Oms? «Noi non ne abbiamo avute peró tante persone sono venute a domandarci questioni tecniche ed esprimere la loro preoccupazione. Addirittura in due sabato ci hanno chiesto se era ancora possibile mangiarne.Qualcosa non ha funzionato nella comunicazione dell'Oms». Il veleno, insomma, è più nella coda che dentro il würstel.

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