La storia

L’ultima missione di Tina: «Con l’emporio solidale aiutiamo i profughi» 

In via Mendola nel garage della parrocchia Tre Santi un team di volontari dà nuova vita all’usato


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Adesso siamo impegnati a mandare vestiario, ma anche generi alimentari e medicinali in Ucraina. Uno sforzo in più che facciamo, perché con la pandemia sono aumentate le richieste di aiuto che arrivano da famiglie bolzanine». È l’ultima mission di Tina Testa, 79 anni, che assieme al marito Riccardo Perotti, 87 anni, e ad un nutrito gruppo di volontarie gestisce l’ “emporio” della solidarietà, nato 23 anni fa nel garage della parrocchia Tre Santi. La coppia, nel pieno della pandemia quando le mascherine erano introvabili, ne avevano donate 2500 a Villa Europa; un anno fa hanno regalato una macchina elettrica al reparto di cure palliative e quest’anno 5 mila euro all’Associazione chirurgia pediatrica solidale.

Tina e Riccardo fanno parte del gruppo missionario della parrocchia Tre Santi guidato da 50 anni da Aldo Giacon che di anni ne ha 96 e tutte le mattine passa a dare un saluto.

L’emporio della solidarietà

Si scende la rampa del garage, messo a disposizione da don Jimmi, parroco di Tre Santi, e si apre un mondo fatto di scaffali pieni di scatoloni che partono dal pavimento e arrivano al soffitto. Non c’è un centimetro che non sia sfruttato per metterci quello che non si usa più. Arriva di tutto: dall’abbigliamento alle scarpe, dalle stoviglie ai libri, ai lampadari. All’usato, che altrimenti finirebbe nelle immondizie, il lavoro certosino delle volontarie dà una nuova vita. Ognuna ha un suo settore. Pierina Fait è addetta al reparto uomo: si trova dalle camice ai pantaloni, ai giacconi invernali e poi maglioni di tutte le taglie e colori. «Dedico alcune ore al giorno - racconta - al volontariato: è una cosa che fa bene innanzitutto a me». Laura Tako, albanese d’origine e bolzanina d’adozione, è al reparto bambino: «Con quello che ci portano possiamo vestire dai neonati in su. C’è tanta richiesta, ma anche tanta generosità».

Il professor Gianfranco Scartozzi, per anni insegnante di matematica all’Ite Battisti, si occupa dei libri: «Li seleziono e li catalogo per argomento. Chiediamo un euro per ogni libro. Ne abbiamo “venduti” 800 , raccogliendo 800 euro». Nell’emporio della solidarietà è un viavai continuo di gente che - dal lunedì al giovedì (orario 10-12 e 15.30-17.30) - arriva carica di borsoni e di persone che con una piccola offerta riescono a “comprare” quello altrimenti non potrebbero permettersi.

Tra gli habituè ci sono sempre più studenti: «Per loro - spiega Daniela Menegon - dare nuova vita all’usato è un modo per risparmiare, ma anche una filosofia basata sull’importanza del riuso. Un anno fa è arrivato uno studente svedese che con tre euro ha portato un tailleur in regalo alla mamma. Quando è tornato a Bolzano, ci ha mostrato la foto. Una soddisfazione per lui, ma anche per noi». Tra gli studenti arrivati a fare shopping ieri c’era Larysa, 22 anni ucraina, iscritta alla facoltà di Design, che con un paio di euro è uscita con uno spolverino rosso fiammante: «Vengo sempre qui, perché trovo ogni volta qualcosa che ho solo io».

Offerta simbolica

Tina Testa, che per anni ha gestito il negozio “La Luminosa” di via Roma, da commerciante qual è sempre stata, sa che le cose vengono apprezzate solo se si “pagano”. «Noi - dice - chiediamo un’offerta. Parliamo di qualche euro ovviamente. Neppure quello quando uno non può permetterselo. Stamattina sono arrivate delle profughe ucraine alle quali ovviamente non abbiamo chiesto nulla». Le offerte, incassate con la vendita dell’usato, hanno consentito di raccogliere anche nel 2021 - anno della pandemia in cui però Tina è sempre stata operativa seppur con la doppia mascherina - 72 mila euro, somma devoluta in beneficenza a varie associazioni.













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