La bambina: «Voleva portarmi via»

La piccola ha rivissuto davanti al giudice i momenti di paura. L’uomo in carcere l’ha ascoltata con la Bibbia in mano


di Mario Bertoldi


BOLZANO. «Ho avuto paura, quell’uomo voleva portarmi via». Parole pesanti come macigni per il giovane nigeriano ancora in carcere con l’accusa di aver tentato di sequestrare una bambina davanti ad un supermercato della Bassa Atesina. Ieri mattina la piccola, che ha 10 anni, ha ricostruito le fasi drammatiche dell’aggressione davanti al giudice Walter Pelino. Accanto a lei per tutta la deposizione, avvenuta nella cosiddetta «sala specchi» della Procura, c’è sempre stato il padre. Un tentativo di rassicurarla in ogni momento, affinchè questa brutta esperienza non possa lasciarle un ricordo indelebile a livello psicologico in fase di crescita. L’imputato, in carcere da poco meno di un mese, ha assistito alla deposizione stringendo tra le mani una copia della Bibbia. Grazie alle speciali vetrate, l’indagato (difeso dall’avvocato Nicola Nettis) ha potuto assistere senza essere visto dalla bambina. Sino ad oggi l’uomo ha avuto un comportamento processuale incomprensibile: si è sempre dichiarato estraneo alle accuse ma non ha mai fornito agli inquirenti una propria versione dei fatti. Una scelta che ha finito per aggravare la sua posizione. L’esito dell’incidente probatorio di ieri (con la testimonianza ufficiale della piccola) non sembra aver portato ad un ridimensionamento del caso perchè nella sostanza la bimba ha confermato che quell’uomo l’aveva seguita per un centinaio di metri sino davanti al supermercato per poi afferrarla per un braccio e trascinarla sino all’ascensore del caseggiato ove abita, attiguo al punto vendita. La bambina avrebbe riferito al giudice un particolare importante: prima di afferrarla e trascinarla verso l’ascensore l’uomo si sarebbe guardato attorno per verificare se vi fosse qualcuno in grado di accorgersi di quanto stesse accadendo. Non sapeva che il padre della piccola (che si trovava alla finestra attendendo il ritorno da scuola della figlia) aveva notato le prime fase del pedinamento e dell’aggressione. Fu proprio il papà,dopo aver sentito la bimba urlare, a scendere subito in strada mettendo in fuga l’assalitore. Ieri la testimonianza della piccola è stata circostanziata. Ha risposto con tranquillità a tutte le domande del pubblico ministero Igor Secco e ha ricordato che l’uomo (che aveva in una mano una bottiglia di yogurt e un sacchetto con un trancio di pizza), trascinandola per un braccio , le avrebbe detto che intendeva portarla con sè perchè voleva comperarle qualcosa «nel negozio sottostante». In realtà nel sotterraneo del caseggiato non c’è alcun negozio ma ci sono i garage. Da notare che anche ieri il nigeriano ha sostenuto di non capire una sola parola di italiano ottenendo la traduzione in inglese di tutta la deposizione. La bimba, però, ha confermato che l’aggressore si esprimeva in italiano. Sul fatto che la piccola sia stata trascinata per alcuni metri non ci sono dubbi, anche per il riscontro oggettivo degli strappi rilevanti in un giaccone e in una maglia indossati quel giorno dalla bambina. L’indagato per ora resta in carcere ma l’avvocato difensore Nicola Nettis ritiene che vi siano elementi per ottenere una derubricazione dell’imputazione in violenza privata cancellando l’ipotesi del tentato sequestro.

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