La carezza del vescovo ai malati: in voi vedo Dio

Ivo Muser ha celebrato messa e benedetto le Cure palliative appena ristrutturate I corridoi gremiti di parenti ed amici di chi non c’è più: «Noi siamo una famiglia»


di Valeria Frangipane


BOLZANO. «Carissimi ammalati, cari medici, infermieri e volontari è con grande umiltà che sono qui tra voi e con voi in questa seconda domenica d’Avvento. Questo è un luogo speciale e non sono qui per dare risposte al dolore, alla malattia, alla sofferenza, all'umana fragilità ed alla delusione perchè... non ne ho. Posso però portarvi il conforto della parola di Cristo e dire che nel volto dei malati, ritrovo la vera icona, il vero volto di Dio, che è luce per tutti noi». Così ieri il vescovo Ivo Muser che ha celebrato messa e benedetto l’Hospice dell’ospedale tra i canti del Coro Don Bosco e la musica del quintetto del Papavero.

Ci sono luoghi in cui tutto passa in secondo piano, uno di questi è il reparto di Cure palliative del San Maurizio appena ristrutturato al terzo piano del padiglione W del San Maurizio dove passano ogni anno circa mille pazienti.

E il dolore sarebbe ancora e solo dolore se Massimo Bernardo, il medico che quindici anni fa ha fondato le Palliative, non avesse combattuto e vinto per convincerci che può essere alleviato e anche accettato. Ma il reparto operativo che aveva sognato sarebbe rimasto tale se intorno a lui non vi fosse stata una legione di coraggiosi in grado di affiancarlo. Sono le famiglie dei pazienti, madri, padri, figli, amici per i quali il dolore dei cari è sempre stato anche il loro. E dunque sempre più inaccettabile. Non aver accettato il male sempre e comunque come un inevitabile passaggio della malattia è stato la chiave per la nascita dell'Hospice. È stato il rifiuto dell'inevitabilità il primo gradino del coraggio, capace di sfidare incomprensioni e resistenze. E poi - accanto a tutti loro - ci sono i volontari del Papavero che vegliano sugli ammalati e le famiglie e fanno tutto quello che possono e anche di più. E ieri erano tutti insieme. Così Bernardo: «E’ con grande emozione ritrovarsi qui nella rinnovata casa delle Palliative. Dove vi accogliamo con competenza, amore, affetto e con un sorriso, elementi fondamentali del gesto di cura». Tantissimi i familiari delle persone che oggi non ci sono più e che tornano ogni anno e ogni volta che le Palliative si ritrovano, perchè «siamo una grande famiglia». Le persone parlano sottovoce per spiegare con una sorta di pudore cosa significhi essere una grande famiglia. «Vedete chi ha camminato questi corridoi capisce tante cose. Solo chi ha vissuto il calvario e la speranza, il dolore e l’amore può comprenderlo. E qui sappiamo tutti, perfettamente, di cosa si tratta». Il vescovo ha sintetizzato il pensiero comune in poche frasi: «Questo luogo, molto particolare, ci pone di fronte a domande che ci fanno riflettere. Nella vita cosa conta, cosa rimane e cosa è veramente importante. Auguro al dottor Bernardo, alla sua equipe ed ai volontari, a tutti i parenti, agli amici ed ovviamente agli ammalati di essere portatori di misericordia. Ricordate che la speranza è come la grazia, non si può comperare, è il dono di Dio». Quindi Muser ha benedetto i presenti ed è entrato nelle stanze degli ammalati.













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