La casa a Roma? Come all'università

La pattuglia dei parlamentari locali: c'è chi divide l'appartamento, chi preferisce l'hotel


Francesca Gonzato


BOLZANO. Il ministro Giulio Tremonti, professionista abbiente di suo, il problema della casa a Roma l'ha risolto come si è visto: appartamento di lusso da 8 mila euro al mese pagato dal suo braccio destro, il deputato Pdl Marco Milanese.

«Mai avuto una simile fortuna, ho sempre pagato tutto di tasca mia», ironizza il senatore Oskar Peterlini (Svp) sull'inchiesta che coinvolge Milanese. La pattuglia dei parlamentari altoatesini rivendica uno stile di vita improntato a maggiore sobrietà. Per qualcuno le due notti alla settimana trascorse a Roma procedono all'insegna di un sapersi arrangiare da universitari fuorisede di lusso.

Si sta comunque parlando di politici la cui sola diaria per le spese di soggiorno è di 3500 euro al mese. Possono anche stare stretti, ma sempre in pieno centro, a un tiro di schioppo da Camera e Senato. Ci sono poi gli optional. E' stata raccontata con invidia la svolta di Giorgio Holzmann (Pdl), quando ha deciso di tenersi a Roma una Fiat 500 per semplificarsi il tragitto aeroporto-Montecitorio-aeroporto. Contenti i colleghi che spesso gli chiedono uno strappo.

Tra i veterani, dispensatore di consigli ai neo eletti, c'è Peterlini: «Siamo sempre tutti in bilico nell'alternativa "hotel o appartamento?" Scelta difficile, visto che stiamo a Roma pochi giorni alla settimana. In questa legislatura pongono spesso la fiducia e capita di fermarsi anche una sola notte. Per un certo periodo ho diviso un appartamento vicino a Fontana dei Trevi con l'ex collega Olivieri. Poi i proprietari hanno venduto e mi sono sistemato in un monolocale dietro il Pantheon. Rispetto all'hotel c'è il vantaggio di viaggiare leggero: a Roma tengo qualche abito e lì faccio lavare e stirare le camicie. Niente di regalato comunque. Pago poco meno di 1000 euro al mese e sono fortunato. Chi è arrivato dopo di me arriva a spendere quasi 1500 euro per un monolocale».

Di cucinare non se ne parla, ammette Peterlini. «Avrei un micro box cucina, ma non mi preparo nemmeno il caffè. Meglio il baretto sotto casa». La sera, cena fuori. I palazzi e le feste romane che invadono la cronaca politica? Peterlini: «Siamo fuori da quei giri. Vedo soprattutto colleghi che scelgono soluzioni come la mia o stanno in albergo. I trentini poi sono imbattibili». Perché? «Molti di loro, ma non sono i soli, prendono una stanza dai frati o dalle suore, con orario obbligatorio di rientro serale. Va bene tutto, ma almeno lasciatemi la libertà di cenare fino a tardi».

Luisa Gnecchi (Pd) tiene alta la tradizione di sgobbona morigerata: «Vivo nella stanza in cui stava Marco Boato. Gli affitti in centro sono altissimi: pago 1200 euro al mese con regolare contratto. Si possono contare le sere che sono andata a cena fuori, non perché mi faccia da mangiare, ma perché amo i gelati e Roma è una tentazione continua. Tendo a rimanere alla Camera, o negli uffici del gruppo, fino al momento di andare a casa per dormire e sulla strada ho solo l'imbarazzo della scelta tra le gelaterie. Tra l'altro abbiamo spesso riunioni la sera e in quel caso cenare sarebbe impossibile».

Holzmann ha provato sia hotel che appartamenti: «Lussi? Non direi. Attualmente sto in albergo e spendo dai 140 ai 200 euro al mese. Gli appartamenti sono un salasso, se vuoi restare vicino alla Camera: ho pagato 1500 euro al mese per 30 metri quadrati». La cena è di solito tra colleghi: «Ci si trova alle 21 a lavoro terminato». C'è poi chi può contare sui parenti.

Michaela Biancofiore (Pdl) si è appoggiata alla casa romana della madre. Soluzione simile per Siegfried Brugger (Svp). A Roma vive la sorella Oktavia, corrispondente del Sender Bozen dalla capitale. Brugger: «Le sere che mi fermo a Roma uso l'appartamento di mia sorella a Trastevere, di cui condivido l'affitto».

Peterlini si sfoga: «Certi giri romani di feste e scandali non hanno nulla a che fare con la maggioranza di noi parlamentari. Ma gettano una pessima luce su tutti. Quando ho iniziato a fare politica le persone si toglievano il cappello davanti all'"onorevole", erano figure rispettate. Adesso va bene se non ci inseguono per strada. Sono contento che sia la mia ultima legislatura».

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