La Cassazione:  "Non è reato vantarsi degli exploit a letto"

Un artigiano altoatesino in un rifugio di La Villa aveva raccontato agli amici le avventure erotiche con due sorelle. Condannato dal giudice di pace di Brunico per diffamazione aggravata, è stato assolto dalla Cassazione. Il motivo: l'uomo aveva fatto solo i nomi delle interessate senza menzionare i cognomi né il luogo esatto degli incontri


Massimiliano Bona


LA VILLA. Vantarsi delle proprie prestazioni sessuali durante una cena tra amici non è reato, a patto che lo si faccia con un pizzico di discrezione, senza fare nome e cognome delle proprie "conquiste", rendendole così identificabili. A stabilirlo è una sentenza della quinta sezione penale della Corte di Cassazione che ha ribaltato la decisione del giudice di pace di Brunico Nicoletta Masotti. Quest'ultima aveva invece condannato per diffamazione aggravata un aitante elettricista, reo di aver raccontato agli amici - in un noto rifugio della val Badia - di aver fatto sesso a tre con due sorelle, da cui era stato ingaggiato per fare alcuni lavori di ristrutturazione.

I fatti risalgono al febbraio 2005, quando l'artigiano - titolare di una impresa individuale - non ha resistito e, chiacchierando tra un bicchiere e l'altro, ha raccontato ad un gruppetto di una decina di amici di Trieste di essere reduce da un periodo particolarmente felice, durante il quale era riuscito «ad unire l'utile al dilettevole».

Secondo il racconto di uno dei testimoni chiave sentiti dal giudice di pace di Brunico, l'elettricista ha spiegato di aver lavorato in un cantiere, nel quale le committenti erano due sorelle, figlie di un dottore, che da subito gli avevano dimostrato una certa simpatia. Da cosa nasce cosa e col passare dei giorni l'imputato ha iniziato ad avere rapporti prima con la padrona di casa, poi con la sorella e, infine con tutte e due assieme. Una situazione a suo dire più unica che rara e che lo aveva divertito e reso particolarmente felice. I presenti alla cena si sono fatti quattro risate e la vicenda sembrava essersi conclusa lì. L'elettricista, però, non aveva fatto i conti con uno dei commensali, risultato poi essere parente delle due sorelle. Quest'ultimo, dopo alcuni mesi, ha informato lo zio dell'accaduto e quest'ultimo ha deciso di sporgere querela, in quanto era stata lesa la reputazione della famiglia. Il giudice di pace, sentita la storia e acquisita la testimonianza di uno dei commensali, non ha avuto dubbi e ha condannato l'artigiano per diffamazione aggravata.

L'uomo - si legge nella sentenza - «precisava sia il luogo in cui prestava l'opera artigianale che i nominativi delle due conquiste ledendo la reputazione, l'onore e il decoro dei coniugi e della famiglia». Secondo il giudice di pace l'elettricista «ha commesso l'azione diffamatoria con la volontà di farsi sentire da più persone rendendosi ben conto della capacità lesiva dell'azione».

Di altro avviso la Cassazione. L'elettricista difeso dall'avvocato Carla Anna Martegani del foro di Trieste - così precisa la sentenza - aveva fatto solo i nomi delle interessate senza menzionare i cognomi né il luogo esatto degli incontri erotici. Ha prevalso la tesi dell'imputato, secondo il quale dalle informazioni fontire agli amici non era possibile individuare le persone coinvolte e, quindi, il fatto non poteva costituire reato. I giudici della Cassazione non possono nemmeno essere tacciati di maschilismo perché la relazione sul caso è stata redatta da un consigliere donna, Maria Vessichelli. Oltre a sottolineare che in primo grado non erano state tenute in debita considerazione le affermazioni dei 5 testimoni della difesa, la Cassazione spiega come non sia stata «in alcun modo confermata l'affermazione del teste cardine dell'accusa, secondo il quale alla vanteria dell'elettricista non è seguita una risata generale» degli amici che hanno partecipato alla cena incriminata.

Ed è la stessa Cassazione, poi, a dare un'altra possibile lettura dei fatti. In sentenza non era stata valutata la lettera prodotta dall'imputato, che spiega come, già prima della presentazione della querela, erano sorti «alcuni attriti» con la famiglia delle due sorelle per il pagamento dei lavori, sfociati poi in una causa civile. Più che una pruriginosa vicenda di sesso, sembra essere dunque una banale lite per soldi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Tennis

Sinner torna in campo, nel Principato primo allenamento verso il Roland Garros

Dopo le cure all’anca al J Medical, Il campione di Sesto ha ripreso in mano la racchetta a Montecarlo sotto la supervisione coach Vagnozzi e Cahill. Ma non ha sciolto le riserve sulla sua partecipazione a Parigi (foto Instagram Sinner)

LA SPERANZA Il post di Cahill che fa sperare i tifosi
IL CAMPIONE "A Parigi solo se sarò al 100%"
DOLORE Per il problema all'anca Sinner si affida al centro della Juve
GOSSIP Nuova fiamma per Jannik? Il gossip su Anna Kalinskaya

Attualità