La Comunità mette mano alla discarica di Albes

Non ci sono problemi di inquinamento ma nessuno vuole le mele coltivate sopra. Tra le ipotesi, una costosissima bonifica


di Robert Tosin


BRESSANONE. Alla fine pare proprio che alla vecchia discarica di Albes bisognerà mettere mano. Ieri l’annoso problema è tornato sul tavolo degli amministratori, visto che ne hanno parlato nel corso della riunione tra i sindaci del comprensorio proprio ieri mattina.

Tutti giurano che non esiste alcun problema dal punto di vista ambientale o della salute, quanto più che altro un problema di “immagine”. Sopra quella discarica (che insiste su un terreno privato) c’è un meleto i cui frutti, però, ora non vengono più ritirati dal consorzio. È appunto una questione di immagine, posto che a suo tempo anche il Centro sperimentale di Laimburg aveva certificato che la frutta era comunque garantita e di buona qualità, senza controindicazioni rispetto al resto dei prodotti altoatesini. Pur essendo su terreno privati, la discarica è un problema della Comunità comprensoriale in quanto responsabile dell’accumulo.

Per questo ieri i sindaci ne hanno parlato, arrivando alal conclusione che bisognava intervenire. Sul come ci sono ancora parecchi punti interrogativi e di fatto è stato dato mandato ai tecnici di capire quale potrebbe essere la soluzione migliore. Una bonifica totale costrebbere una valanga di milioni che al momento di sicuro non ci sono. Tra le ipotesi quindi un intervento parziale ma soddisfacente dal punto di vista della “presentazione” dell’area oppure, meglio ancora, un cambio di destinazione della zona. Di sicuro non sarà residenziale. Tutte soluzioni che i tecnici valuteranno e presenteranno poi agli amministratori.

La questione della discarica di Albes è piuttosto antica. Il sito comprendeva circa 5 ettari ed era destinato alle immondizie indifferenziate della città fino alla chiusura a fine anni settanta. I 220 mila metri cubi di rifiuti erano poi stati coperti e l’area piantumata a frutta. Una serie di controlli aveva verificato che non c’erano problemi ambientali nè di intaccamento delle falde acquifere. Un primo progetto di bonifica, datato 2001, non era mai stato realizzato perché ritenuto inutile: costava 15 milioni di euro. Gli ambientalisti non avevano però cancellato le loro perplessità sollevando ripetutamente dubbi. Ora pare si arrivi ad una soluzione, non si sa però quanto definitiva.

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