Dai manga alla Valentina di Crepax, era il posto di ritrovo degli appassionati

La crisi uccide l'Uomo ragno

Chiude il negozio di fumetti di via Resia: incassi crollati


Martina Capovin


BOLZANO. Avevano un sogno Andrea Cassol e Francesco Farbene. Due anni fa si sono licenziati, e hanno investito la liquidazione e tutti i risparmi per aprire una fumetteria. Un negozio, l'«Asgard» di via Resia (il nome è un omaggio agli "alieni" della serie televisiva di fantascienza Stargate), specializzato nelle vendita di fumetti, manga, giochi di ruolo. Volevano far diventare un lavoro la loro passione.

Vivere in mezzo ai protagonisti di centinaia di storie e riviste. Non ha funzionato. Il 21 gennaio chiudono. Stanno svendendo tutto prima di abbassare definitivamente le serrande. Un peccato, perché l'Asgard era diventata un luogo di culto per gli appassionati, attratti anche dalle "chicche" del negozio. Come la copia, ancora gelosamente custodita nel cellophane, del primo numero italiano dell'Uomo ragno, le tegole dipinte a mano da Crepax con la celebre Valentina, il calendario autografato di Rat-Man, o le bamboline giapponesi che riproducono eroi ed eroine dei manga.

Tutto finito. Se c'è una parola che l'Italia ha tristemente imparato a conoscere a fondo, è di certo "crisi". In tutte le sue forme e sfaccettature. I giovani non trovano impiego, i meno giovani il perdono, ed i soldi sono sempre meno. Ed ovviamente i negozi chiudono. E spesso dietro alle serrande abbassate per sempre restano i sogni e le speranze di chi ha tentato, senza riuscire. È stato un natale amarissimo per Andrea e Francesco. Un lento congedo da chi li aveva seguiti in questa avventura. «Avevamo in mente - racconta Andrea Cassol - di offrire qualcosa di nuovo, di creare uno spazio per i giovani e gli appassionati in un quartiere "sguarnito" come Don Bosco. Ci abbiamo messo tanta passione ed entusiasmo».

E dire che era partita bene. «Grazie ad internet e soprattutto a Facebook eravamo riusciti a creare il nostro giro di clienti. A quanto pare non è bastato». Purtroppo, la crisi ha messo letteralmente in ginocchio l'attività. Già qualche mese le cose non andavano più bene. «Quando i soldi scarseggiano si rinuncia alle cose "superficiali". E fumetti, carte da gioco ed affini, rientrano in questa categoria - continua a raccontare Andrea -. La crisi si è proprio fatta sentire: a natale abbiamo avuto un fatturato che ha raggiunto a malapena il 20% dello stesso periodo del 2010: non potevamo continuare così».

A contribuire notevolmente ai bassi incassi del negozio anche Internet ed i vari negozi on-line che offrono la stessa merce dei negozi a prezzi decisamente ribassati. Perché spendere in negozio 40 euro per un manuale di gioco quando Ebay o Amazon lo vendono alla metà? «Per non parlare delle copie pirata dei fumetti - continua Andrea -. La prima copia esce in Giappone, e dopo tre giorni la si può trovare in internet con le vignette tradotte in italiano. Ovviamente nessuno viene a comprare un fumetto che ha già letto, magari mesi prima. Nessuno a meno che non sia un collezionista». Numeri ed incassi per un motivo o per l'altro parlano chiaro. E numeri ed incassi hanno già da tempo fatto capire ad Andrea e Francesco che era diventato complicato pagare le altissime bollette, l'affitto, il fondo di magazzino.

«Prendere la decisione di chiudere è stata una sofferenza incredibile - spiega Antonio -. Quando abbiamo iniziato eravamo due giovani con un sogno, ed in quel sogno abbiamo investito tutti i risparmi di una vita. Io ho fatto il magazziniere per 12 anni e tutto ciò che avevo messo da parte, liquidazione compresa è servito per aprire il negozio. Stessa cosa per Francesco. Ora l'unica cosa da fare è rimboccarsi le maniche e trovare un altro lavoro».

onostante la tristezza che in questi giorni aleggia da "Asgard", i giovani proprietari sono convinti che se potessero tornare indietro, rifarebbero tutto da capo. «L'esperienza è stata meravigliosa, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con i ragazzi che più che clienti sono dei veri e propri amici. Da bravi ex capi-scout ci piace molto avere intorno ragazzi e con loro si era formato un vero rapporto speciale. Ci portavano i regali per natale, venivano a farci compagnia quando uscivano da scuola e alcuni addirittura si fermavano in negozio a fare i compiti. Sono tutti molto dispiaciuti, ed ogni volta che entrano in negozio per chiedere come mai chiudiamo è un colpo al cuore».

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