L'INTERVISTA anna scarafoni  

La farmacia dona mille mascherine ai vigili urbani 

In prima linea. Sono state consegnate ieri al sindaco Caramaschi e al comandante della municipale Ronchetti insieme a 90 flaconi  di disinfettante. «La gente ha paura, siamo un punto di riferimento»


PAOLO CAMPOSTRINI


Bolzano. Loro sono la seconda linea. Vicino, vicinissimo al fronte. La prima linea sono gli ospedali, poi le farmacie, a ridosso. Ma non è solo questione di ambiti sanitari. Lo spiega Anna Scarafoni: «All'inizio dell'epidemia, quando ancora tanti non capivano, si sono svuotati gli scaffali della vitamina C, poi è stata la volta dell'echinacea. Servono per il virus? No. Ma aiutano a tirarsi su. Non fanno male». E adesso, invece? «Li vedo, soprattutto gli anziani, aspettare che la fila di diradi. A loro, a tanti, serve parlare. Raccontano di sè, ci interrogano sulla ragione di una notte passata male o di un colpo di tosse. Chiedono un aiuto umano, non solo professionale...». Eccola la trincea delle farmacie. Il presidio fatto anche di parole. Anna Scarafoni è la titolare della “Ferrari”. Prima, da quel portico, ci passavano tutti. Dal mercato ai gazebo dei partiti sotto elezioni. Adesso c'è la fila. Pazienza, distanze rispettate. Lei, ieri mattina, è andata in piazza Municipio a consegnare al Comune mille mascherine. Gratis. Come 90 confezioni di gel igienizzante. C'era il sindaco e anche Sergio Ronchetti, il comandante dei vigili che ha preso in consegna il materiale. «Immagino vi servano» li ha salutati, accompagnata dal figlio, anch'egli farmacista, Giovanni Scaratti.

Perché questo regalo alla città, dottoressa?

Adesso ne ho un buon carico. Loro ne hanno bisogno. La nostra polizia municipale è particolarmente esposta al rischio di contagio essendo sempre sulla strada, a contatto con la popolazione, per effettuare i necessari controlli e per garantire il rispetto delle limitazioni alla libera circolazione imposta dall’epidemia. Abbiamo pensato di aiutare in questo modo coloro che ci proteggono quotidianamente e dare loro qualcosa di utile per ringraziarli e sentirsi protetti a loro volta.

Come mai questa disponibilità?

Mi sono attivata. Abbiamo fatto un ordine di oltre 10mila. Ma arrivavano scaglionate. Prima un terzo, poi un altro. Alla fine ho preso e sono andata con la mia auto ad Affi a ritirarle dal produttore, una ditta di Brescia. Sono giorni complicati.

Dicono che siete al fronte.

Ma siamo farmacisti, dobbiamo stare al nostro posto. Anche perchè c'è chi rischia molto di più di noi negli ospedali.

E voi, vi sentite al sicuro?

Abbiamo messo in atto delle buone misure di contenimento e protezione. Guanti, mascherine e delle paratie in plexiglas davanti ad ogni banco con cassa o contatto col pubblico. Facciamo entrare al massimo tre o quattro clienti alla volta. Per fortuna abbiamo un po' di spazio.

Cosa vi chiedono?

Strumenti di sicurezza. Mascherine, guanti. Qualche tempo fa rispondevamo: mi spiace, non ne abbiamo... Ne ho ordinate un bel carico.

C'è fila?

Abbastanza. Ma si è messo in piedi anche un sistema di distribuzione a domicilio. Ci chiamano e noi arriviamo a casa. Ma a consegnare l'ordine è sempre un farmacista. Non uno qualsiasi. C'è anche un app che ci facilita e facilita i clienti.

Che sensazione ha guardando chi entra in farmacia?

C'è un vago senso di preoccupazione. Molti mi chiedono : e dopo?

Intende dopo questo blocco?

Sì. E io rispondo quello che immagino dentro di me. Questo senso di diffidenza, di timore nell'avvicinarsi resterà a lungo, non finirà con la fase due.

C'è stato il momento della vitamina C...

Abbiamo svuotato gli scaffali. Anche dell'argento colloidale che è un buon anti infiammatorio. Noi naturalmente spieghiamo che non servono contro il virus. Ma se per la gente questo è un aiuto anche psicologico.

Le persone vogliono soprattutto parlare no?

È importante. E immagino anche perché. Negli ospedali si entra a fatica, si va solo nei casi gravi. Così anche prescrivono le ordinanze. Ma l'alternativa sono i medici di base e anche in questo caso si chiede di non andare nei loro studi ma di telefonare ai numeri dedicati. Noi siamo qui. A pochi metri. Spesso ci fanno domande molto personali, raccontano del loro stato d'animo, delle paure che li assalgono. Sono soprattutto persone anziane. Parlare a volte è una medicina. Poi c'è la nostra linea fissa. E quella è sempre bollente.













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