La lotta alla mafia spiegata dagli studenti del Gandhi

Presentati video e ricerche realizzati nel corso dell’anno da cinquanta ragazzi Il progetto del professor Citarda ha portato a Merano Impastato e Rita Borsellino


di Simone Facchini


MERANO. Non erano supereroi bensì persone, persone vere. Persone con mogli, figli, fratelli. Sono state uccise mentre compivano il loro dovere. E per essere degni di loro, ciascuno è chiamato a fare il proprio, di dovere. Un messaggio energico, sotteso al lavoro “Liberi dalle mafie”, percorso iniziato tre anni fa nell’istituto Gandhi (licei e Ite) su iniziativa del professor Maurizio Citarda, origini siciliane e meranese acquisito. Nel corso dell’anno scolastico ha portato a Merano prima Giovanni Impastato, fratello di Peppino assassinato nel 1978, poi Rita Borsellino, moglie di Paolo, vittima dell’attentato di via d’Amelio in cui assieme al giudice morirono cinque agenti di scorta. Due faccia a faccia intensi, forti, almeno tanto quanto il frutto dell’impegno dei giovani delle seconde classi dell’istituto (quelle coinvolte nel progetto) concretizzatesi in dei filmati, dei cortometraggi che sono stati proiettati davanti a una platea composta dai genitori degli studenti. Sono immagini e parole che trasudano commozione, un pugno nello stomaco. Ma la resa di questi video dà la dimensione di come i giovani si siano immersi nel progetto, con quanta serietà e voglia di trasmettere. "I ragazzi - spiega Citarda - in tutto una cinquantina, hanno lavorato per lo più in coppie, sulla base di linee guida che ho fornito loro. Poi hanno agito in autonomia. Hanno eseguito ricerche, consultato giornali d’epoca, siti specializzati. In alcuni casi hanno avuto contatti con i familiari delle vittime o persone loro vicine".

Ciascun team s’è concentrato su una persona assassinata dalla mafia e ne ha ricostruito la storia, umana e professionale. Vittime conosciute e altre meno conosciute, tutte eguali davanti al loro senso del dovere, tutte purtroppo uguali nel tragico destino, dal carabiniere Emanuele Basile al magistrato Rocco Chinnici, dal commissario Giuseppe Montana al poliziotto Antonio Cassarà. Dodici, su una trentina di lavori realizzati, i video proiettati all’auditorium dello school village, lavori di una profondità straordinaria. "È un percorso che ha cambiato molti di loro", ha detto dei suoi studenti il docente davanti ai genitori. E si riaggancia al messaggio da cui tutto nasce, quello per cui la lotta alle mafie parte dai giovani. "Tutto nasce proprio da parole di Rita Borsellino che ebbi modo di leggere tre anni fa. Parlava di pace e di fiducia nei giovani".

Dopo il terzo, ci sarà anche un quarto anno scolastico di progetto "e dà soddisfazione - aggiunge l’insegnante - sentire dai ragazzi di prima esprimere gioia perché il prossimo sarà il loro turno di affrontare il progetto. In quale direzione? Alcuni personaggi importanti rimangono sempre da sfondo, ce ne occupiamo ogni anno, ma poi l’attività può focalizzarsi su alcuni temi, come è avvenuto quando abbiamo puntato l’obiettivo sulle donne e sui giornalisti uccisi dalla mafia".













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