La “Luce della Pace” brilla anche all’hotel Alpi

Gli scout di Bolzano al centro profughi per consegnare la fiamma di Betlemme «Esperienza importante, dobbiamo dialogare di più con queste persone»


di Alessandro Bandinelli


BOLZANO. La luce di Betlemme arriva alla stazione di Bozlano alle 15.00, ad attenderla gli Scout del gruppo Bolzano 4. Poi, in colonna, arrivano fin dentro l'hotel Alpi, dove ad attenderli ci sono un gruppo di ragazzi e due famiglie irachene e siriane che vivono nella struttura.

La lanterna che ospita al suo interno la “fiamma della pace” illumina la hall dell'hotel, alcuni ospiti della struttura fanno strada e invitano i ragazzi ad entrare, altri li guardano con finta indifferenza, ma è solo un atteggiamento: qui ogni avvenimento, seppur piccolo (e questo non lo è), serve a rompere una insopportabile monotonia che nasce dall'attesa dell'audizione con la commissione per il diritto di asilo politico e la successiva risposta. Un tempo indefinito che può durare diversi mesi, anche anni; un limbo nel quale i richiedenti asilo, in attesa di un regolare permesso di soggiorno, non possono fare niente altro che aspettare, men che meno lavorare. Intanto, gli scout salgono le scale fin nella stanza dove alcuni ragazzi e famiglie di rifugiati li attendono. Qui nell’imbarazzo reciproco di profughi e scout si prende posto: gli uni di fronte agli altri, ma con gli sguardi bassi e solo qualcuno, di tanto in tanto, prova timidamente a guardarsi negli occhi per abbassarli subito dopo. Anche la cerimonia dello scambio della fiamma è carica di tensione e imbarazzo: la lettura delle frasi scritte dagli scout per i profughi si sentono a stento. Poi per fortuna arriva la musica e tutto diventa più semplice. Le voci dei ragazzi, accompagnate da una chitarra acustica, si fanno coraggio l’un l’altra e riempiono di allegria la stanza. Il ritmo è trascinante e tutti iniziano a battere le mani a tempo e anche i percussionisti “di casa” si uniscono al coro, regalando un momento davvero intenso. Il clima formale, trascinato dall’emozione del momento, cambia. Ci si scambiano auguri sinceri, Roberto Defant di Volontarius sintetizza così: «Per noi non c’è differenza tra chi fugge da una guerra e chi fugge da un paese dove non può costruire la propria esistenza. Questa luce che ci regalate rappresenta per noi questa speranza di libertà». Quando alla fine gli scout vanno via per proseguire il loro giro in città si avverte qualcosa di speciale, qualcosa che adesso riempie quella “Fiamma” di senso. Alice, giovanissima, occhi luminosi e capelli sciolti sulle spalle è uno dei capi del gruppo scout, confessa che c'era molta tensione tra di loro prima di quest'incontro: «Invece alla fine è andata bene. Penso che a volte la paura nasca dal non conoscere le persone e siamo contenti che ci sia stata questa iniziativa perché ci ha dato l’opportunità di comprendere questa realtà».

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