Il caso

La nuova frontiera turistica, gli alberghi a chalet diffusi 

La critica dei Verdi con Brigitte Foppa: «Sono in assoluto il peggior sistema: consumano più suolo, più materiali e più energia». L’interrogazione per sapere a che punto sono i progetti più criticati dai protezionisti. «Non tutto va avanti ma il trend è chiaro»



BOLZANO. Le nuove frontiere del turismo: in primo luogo gli alberghi di lusso a chalet diffusi con aree wellness interne ed esterne, ma pure gli alberghi pluristellati con piscine esterne e interne, nonché i mega campeggi. «Sono a forte rischio verde agricolo e verde alpino».

L’allarme era già stato lanciato tre anni fa in un corposo e circostanziato report elaborato dai protezionisti sudtirolesi; ora tornano all’attacco i Verdi, a seguito della risposta da parte dell’assessore provinciale all’urbanistica Maria Hochgruber Kuenzer a un’interrogazione in consiglio provinciale riguardo a 13 progetti presentati in Alto Adige e già ritenuti altamente impattanti da Dachverband e Heimatpflegeverband nel 2019. I Verdi chiedevano a che punto si fosse giunti. Non tutti i progetti sono stati approvati, alcuni sono stati ridimensionati, altri si sono arenati. «Ma la tendenza è chiara». Lo spiega la prima firmataria dell’interrogazione, Brigitte Foppa: «A partire dagli chalet diffusi. È davvero difficile immaginare un modo di consumare più suolo, più energia, più materiali. Si tratta dell’approccio in assoluto più dispendioso in tutti i sensi. Gli effetti sul clima e sull’ambiente sono nefasti».

Esempi di interventi criticati

Laces: albergo da 140 posti letto con piscine, su 10 mila metri quadri di verde; ok della Provincia, la palla è passata al Comune. Velturno: hotel con 21 chalet diffusi, poi ridimensionati a 10, c’è un concorso di idee privato, prima di costruire si dovrà chiedere il benestare provinciale sugli insiemi. Nova Ponente: camping con 90 piazzole, sei case di legno e tre sugli alberi; verranno sfruttati 35 mila metri quadri di terreno; progetto approvato. Postal: hotel di lusso su oltre 20 mila metri quadri di terreno, piscina interna che prosegue all’esterno; approvata la variante urbanistica. Nova Levante: chalet diffusi, inizialmente 230 posti letto previsti, ridimensionati poi, a seguito di un ricorso al Tar, ad una sessantina; vari ok ottenuti, attualmente manca soltanto la delibera della giunta provinciale. Bressanone: ampliamento di un hotel sotto tutela con tre alte torri; l’intervento è già stato concluso.

Non tutto va avanti ma...

Dalla risposta all’interrogazione presentata dai consiglieri Verdi, chiarisce Foppa, si evince «che non tutto va avanti, ma si può anche vedere come, nonostante la recente legge provinciale Territorio e paesaggio, si continui sulla medesima strada». A giudizio dei Verdi, «una cosa sono i postulati alla base della normativa, gli enunciati riguardo alla sostenibilità, un’altra è la realtà fattuale» C’è, a detta di Foppa, «un contrasto abissale». I consiglieri provinciali dei Verdi da sempre apprezzano i riferimenti alla questione della sostenibilità. «È un tema che abbiamo sempre portato avanti. Sono contenta che questi argomenti siano stati recepiti. Però ai buoni propositi devono seguire i fatti. E invece, ci si contraddice continuamente».

L’impatto è doppio o triplo

I Verdi hanno proposto di avviare una rilevazione seria, scientifica, dell’impronta della CO2 nel turismo. «Abbiamo preso spunto dalle prime imprese che hanno richiesto e ottenuto le certificazioni a tale riguardo». Si è stabilito «che l’impatto del turista è almeno il doppio se non il triplo di quello di un residente. Ciò vale per ognuno di noi, in qualunque località si rechi in vacanza». In ferie si consuma di più.

Proprio a tale proposito i Verdi stanno per presentare in consiglio provinciale una mozione, per tentare di introdurre l’obbligo di misurazione dell’impatto del turismo sulla CO2. Ciò si è reso necessario perché il trend è chiaro: occorrono sempre più metri quadri per ciascun turista, che deve spendere sempre di più per far guadagnare di più sempre più imprenditori. Foppa sottolinea: «Si prende a riferimento come tetto massimo di posti letto quello del passato, ma negli ultimi decenni tutto è cambiato. Anche se, almeno in certi casi, si cerca di costruire in maniera compatibile con il clima, occorre ricordare che ancora negli anni Settanta i bagni stavano in corridoio. Ora nelle strutture turistiche servono molti più metri quadri a testa per spa, wellness, piscine, saune. Ormai dovremmo ragionare orientandoci in termini qualitativi e non più quantitativi». Invece, pare che la politica provinciale veleggi verso altri lidi. «Ciò che sta accadendo nei fatti - conclude - stride anche con gli intenti del nuovo piano provinciale di sviluppo turistico. Nella risposta alla nostra interrogazione sui progetti nel verde - purtroppo ci accade spesso di ricevere tali risposte - la Provincia assume poi un comportamento curioso: negli intenti vuole fare management del turismo ma poi non conosce in dettaglio cosa accada nei Comuni». DA.PA.













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