«La sanità altoatesina? Un paziente gravissimo» 

Il neurochirurgo è capolista di Forza Italia: sempre appassionato di politica  «Nel 2003 ero primario, lasciai il San Maurizio per i problemi poi esplosi»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Mario Vitale è un noto neurochirurgo. Primario al San Maurizio, se ne andò nel 2003 in totale dissenso con la politica e i vertici amministrativi rispetto alla politica sanitaria dell’epoca. «Si iniziavano a intravvedere i problemi che sono adesso dirompenti», riassume. Vitale opera oggi a Milano, ma continua ad avere una base a Bolzano. È il capolista di Forza Italia per le elezioni provinciali del 21 ottobre.

Come mai ha deciso di candidarsi? Non le mancano certo le cose da fare.

«Sono uno spirito polemico per carattere e la politica mi ha sempre interessato. Dieci anni fa mi candidai con il Pdl. Nel 2013 accettai una candidatura di bandiera alle elezioni politiche per Forza Italia».

E arriviamo alle provinciali 2018.

«Mi ha cercato Michaela Biancofiore, spiegandomi che la sanità è il tema caldo. Figuriamoci se potevo tirarmi indietro. Ero primario, avevo il patentino, me ne andai perché ritenevo assurda la politica sanitaria dell’epoca. Lasciai un ospedale cui ero legatissimo. Nessuno mi corse dietro, ad essere sincero. Non sono furbo come certi colleghi, che aspettano tranquilli che arrivi la pensione».

Alla sanità è dedicata una parte cospicua del vostro programma. Se dovesse elencare i problemi principali, da dove inizierebbe?

«La carenza di medici e infermieri con il tasso di qualificazione che è oggi richiesto. Il personale continua ad essere selezionato in base al requisito del patentino, con alcune eccezioni legate all’emergenza. Risultato, se serve un chirurgo forte, la Asl altoatesina non è in grado di andare a reclutarlo sul mercato, come accade ovunque».

Da medico quanta importanza dà al fatto che il paziente possa esprimersi nella propria lingua?

«Ha un valore primario, ma il problema del patentino viene già aggirato con le cooperative, che portano centinaia di infermieri polacchi o di altre nazionalità, non adeguatamente formati e che parlano male o non parlano affatto né l’italiano né il tedesco. Io conosco il tedesco standard, ma non il dialetto sudtirolese. Quando lavoravo al San Maurizio, in caso di bisogno di facevo affiancare da un collega sudtirolese nel dialogo con i pazienti. Insomma, il patentino come totem non ha senso, servono altre soluzioni».

Come prosegue la sua lista dei problemi?

«Va sbloccata la libera professione dei medici. Per convincere un buon professionista a trasferirsi in Alto Adige gli devi garantire la possibilità di una integrazione allo stipendio. Tra l’altro questo aiuterebbe a smaltire le inaccettabili liste di attesa. Non è possibile che gli ospedali il pomeriggio si svuotino di medici. Tra le misure che proponiamo, la possibilità per il paziente di prenotare la visita con il medico che chiede, per garantire la continuità. Adesso abbiamo una sorta di socialismo sanitario».

Voi candidati avete già incontrato Berlusconi?

«Non ancora».

Forza Italia è un partito in difficoltà. Lei ha accettato ugualmente la candidatura.

«Vado anche per esclusione. La Lega è ambigua sul doppio passaporto e non vede l’ora di governare con la Svp. Fratelli d’Italia si è alleata con Urzì».

Anche Forza Italia ambisce a governare e senza Svp non si va da nessuna parte.

«Sarebbe divertente avere l’assessorato alla Sanità... La situazione è grave, ma non irrecuperabile».

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