La scuola di Firmian intitolata a Alex Langer

Dopo il sì degli insegnanti italiani e tedeschi è arrivato anche l’ok ufficiale della giunta comunale di Bolzano


di Valeria Frangipane


BOLZANO. Una scuola elementare per Alexander Langer. Forse questa è veramente la volta buona. Il Comune non è mai riuscito a dedicargli una strada perché l’Svp si è sempre fieramente opposta e così l’ideologo e fondatore dei Verdi, che volava alto sopra ogni miseria etnica, si è dovuto accontentare di prestare il suo nome al ponte pedo-ciclabile (quello coperto) di fronte al Lido. Adesso però due differenti collegi docenti hanno votato all’unanimità una proposta che oggi è passata al vaglio della giunta comunale: «Chiediamo che la scuola elementare in costruzione nel nuovo rione di Firmian, che sarà pronta ed aperta nel 2013, sia intitolata a Langer». Al progetto hanno lavorato con discrezione e passione Bruno Iob, direttore dell'Istituto comprensivo Bolzano II (scuola elementare Don Bosco e medie Ada Negri), e la dirigente dell'Istituto comprensivo in lingua tedesca Europa (elementari Pestalozzi e medie Schweitzer) Heidi Niederkofler. All’assessore Patrizia Trincanato è spettato l’arduo e delicato compito di far digerire Langer agli alleati dell’Svp.

La scuola che verrà non darà vita ad una convivenza indifferente o forzata per ragioni logistiche, come si è già verificato, ma ad una scuola concepita e voluta fortemente così. Le classi resteranno distinte, italiane e tedesche, come pure le direzioni didattiche: questi i paletti fissati dall'intendenza tedesca per dare il proprio benestare. Ma è un primo passo perché anche a queste condizioni, il progetto si profila come una straordinaria prima volta per una scuola che avanza nel nome di Langer. Che da parte sua ha passato la vita cercando soluzioni anche per superare la conflittualità e mischiare italiani e tedeschi. «Quando mi trovo di fronte ad un conflitto di natura etnica - diceva - mi metto per prima cosa a vedere se esiste qualche gruppo che riesca a riunire al proprio interno persone dell'uno e dell'altro schieramento (...) l'esperienza di un gruppo interetnico, o se volete del gruppo pilota che accetta di sperimentare su di sé le possibilità e i limiti, i problemi della convivenza interetnica, per me rimane una cosa assolutamente determinante».

Un sogno interrotto bruscamente il 3 luglio 1995 quando una degli uomini più illuminati che l’Alto Adige abbia mai avuto si tolse la vita nella campagna toscana, lasciando ai familiari e agli amici solo un breve biglietto: «Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto».

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