La slavina di Moso, i residenti chiedono opere paravalanghe

Il sindaco Klotz: soldi non ne abbiamo, ci pensi la Provincia La zona è stata messa in sicurezza, ma il pericolo rimane


di Ezio Danieli


MOSO IN PASSIRIA. Sono anche lì, a bordo della strada, i "ricordi" della grande slavina che nel febbraio scorso si era abbattuta su Moso. Mucchi di legna, tracce inequivocabili della enorme valanga che aveva fatto temere il peggio per gli abitanti di alcuni masi. Tutto sommato era andata bene: nessun ferito. Ma danni enormi. Che sono già costati oltre 40 mila euro alle casse del Comune. Ma chi è tornato a vivere, nei masi che sono stati sistemati con lavori di ristrutturazione iniziati già mesi primaverili con tanta neve ancora attorno agli edifici, chiede garanzie di sicurezza perché, in caso di ulteriori slavine, il rischio è enorme. E nessuno intende rivivere i brividi dell'inverno scorso. C'è bisogno, sostengono gli abitanti, di una serie di opere antivalanghe. Che però costano. Ed il Comune i soldi per realizzare queste opere proprio non li ha.

Dice il sindaco Willy Klotz: «La Provincia è stata ovviamente informata. Ma bisogna superare una serie di ostacoli burocratici, a cominciare dal piano delle zone a rischio. Che ancora non è completo.Poi l'ufficio tecnico provinciale dovrà esaminare ed approvare il progetto per le barriere. A quel punto bisognerà decidere chi realizzerà i paravalanghe».

«Il Comune i soldi proprio non li ha. Per ripristinare la situazione in zona Pill, dopo i guai causati dalla serie di valanghe dell'inverno scorso, abbiamo speso oltre 40 mila euro. La strada è stata sistemata, i masi sono tornati abitabili, la situazione è di massima sicurezza. Deve essere la Provincia ad intervenire», ancora Klotz. Il sindaco riconosce che i paravalanghe sono indispensabili, concordando quindi con la richiesta delle varie famiglie che abitano nei masi devastati dalla mega-slavina del febbraio scorso. «Ma di più di quanto finora fatto - aggiunge Willi Klotz -proprio non possiamo fare. Contiamo su un aiuto provinciale, sperando di riuscire a completare rapidamente almeno lo studio relativo al rischio geologico». Sarebbe, una volta finito, un'importante base su cui iniziare almeno a discutere su cosa e come fare in zona Pill. Dove i residenti tornano alla carica: «Non possiamo affrontare il prossimo inverno con l'incubo di altre frane. C'è bisogno di una adeguata protezione delle nostre case». Ma i tempi saranno, inevitabilmente, lunghi per concretizzare l'(eventuale) intervento. Non resta che sperare - ma è una magra consolazione - che il prossimo inverno sia caratterizzato da precipitazioni nevose meno intense. Altrimenti, anche nella zona di Moso, i guai saranno enormi.













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