La street art per rilanciare Don Bosco 

Progetto di Confesercenti: trasformare il rione in una galleria d’arte all’aperto per portare bolzanini e turisti in periferia


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Scusi, dov'è il cubo di Garutti?». Forse è rispondendo in modo preciso a questa domanda che Don Bosco potrebbe iniziare a riprendersi l'identità perduta. Perché lo cercano lì, nel mezzo dei "quartieri" decine di turisti impegnati nel grand tour del contemporaneo, allettati dal marketing del Museion. Ma spesso, pochi sanno rispondere. E il "cubo" come le architetture che punteggiano i nuovi insediamenti, il museo delle Semirurali, le piattaforme lungo l'Isarco, le esperienze enogastronomiche sono invece le possibili basi da cui ripartire.

«Don Bosco è una città nella città» ha detto Federico Tibaldo, presidente di Confesercenti. Ma ha dimenticato da un po' di esserlo “città”. Ecco il nodo. E dove di solito si specchia l'immagine urbana? Nell'arte. Ecco la possibile base di partenza. Un'altra domanda? E qual'è l'arte su cui spesso si appoggiano le periferie che smettono di esserlo, quelle metropolitane e no, uscite dal secolo dell'industria e delle fabbriche? La street art.

«Siamo partiti da qui - dicono Mirco Benetello e Luca Barbieri - dall'idea di Don Bosco come museo diffuso. Che sia in grado di mettere in rete quello che già esiste e possiede magari senza troppo saperlo, e quello che potrebbe arrivare». Per questo Confesercenti ha discusso per mesi con tutti i possibili interlocutori interessanti e interessanti (si chiamo oggi steakholders), dalla Lub a Museion, dagli uffici cultura di Comune e Provincia, all'Ipes al Trevi.

Per infine elaborare una proposta complessiva di rilancio che parte da tre punti: 1) Valorizzazione dell'esistente e costruzione del "marchio" Don Bosco ; 2) invitare gli artisti della street art a dare un segno grafico alle tanti grandi superfici edificate che si trovano nel quartiere per farne un luogo di sperimentazione, di colore e anche di nuove invenzioni artistiche; 3) valorizzare il grande patrimonio di edilizia popolare e storia migratoria che caratterizza il rione, anche attraverso l'iniziativa provinciale "Bolzanism" che organizza tour nei vari insediamenti abitativi.

I punti di riferimento di questo “museo Don Bosco” che potrebbe chiamarsi "Don Bosco melting pop" (melting come mix di culture e di lingue, pop come le nuove forme artistiche di strada) esistono già in natura.

«E l'idea è trasformare in vantaggi quelli che oggi vediamo come criticità» commenta Benetello di Confesercenti. Ad esempio il Twenty. Potrebbe, il centro commerciale diventare una tappa del tour, perché, dicono nell'associazione «con la sua massa di visitatori potrebbe essere sfruttato come bacino di ampliamento per la pubblicizzazione di percorsi di conoscenza nel quartiere».

Quali sono le criticità apparenti oggi? In sintesi: la crisi economica, l'arrivo dei centri commerciali, gli stranieri, il traffico. Ebbene, molte di queste possono essere ribaltate. Partendo dal Twenty, appunto, per arrivare al melting pot , fino ad una constatazione: in altre città la qualità insediativa di Don Bosco sarebbe ritenuta degna di un centro-centro, non certo di una periferia. Ebbene, proprio questa cura architettonica, la modernità degli edifici, il senso urbano della loro presenza “anche” popolare sarebbero degni di maggiore conoscenza.

«È un progetto ambizioso - dice Luca Barbieri - ma è importante che i nostri commercianti ne comprendano le possibilità: perché per uscire dalla crisi serve suscitare interesse, valorizzare le nostre virtù, l'identità, in una parola: essere più attrattivi». Dunque non basta più vendere, perché c'è sempre più concorrenza. Occorre crearsi una nuova immagine. Ma, soprattutto, pubblicizzarla, metterla in rete. Per questo l'associazione, così radicata tra i negozianti storici, italiani e no del quartiere intende "sfruttare" la collaborazione di chi marketing fa già, come Museion o Lub ma in particolare puntare sulla cultura. Intesa come arte, qualità di innovazione artistica, iniziative da mettere in campo per attrarre anche turisti e non solo bolzanini.

«Museo Don Bosco e arte? Beh, non ci avrei mai pensato... Però con questa crisi, proviamoci», ha detto uno storico commerciante nel quadrilatero delle vetrine che rischiano di spegnersi tra via Sassari, via Milano, via Palermo e il fiume. L'idea adesso c'è, Confesercenti cerca alleati.

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