La Svp ora sfida Delrio «Tricolore, decidiamo noi»

Berger, Achammer e Noggler: «La scelta spetta al gestore, non certo il ministro» Il sottosegretario Girlanda: «Rimuovere la bandiera italiana è offensivo»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Sembra essersi già rotto, dopo l’accordo segreto sui toponimi, l’idillio tra il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio e il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder. Quest’ultimo, ieri, è arrivato a paragonare il ministro al sottosegretario di Forza Italia Michaela Biancofiore. «Le parole di Delrio - ha commentato il presidente della giunta provinciale - mi ricordano che tempo fa già qualcun altro aveva detto che il tricolore avrebbe dovuto sventolare davanti ad ogni stube contadina del Sudtirolo». Il riferimento è alle esternazioni fatte nel recente passato dalla Biancofiore, da sempre considerata fra i più strenui difensori dell'italianità dell'Alto Adige. Durnwalder ha anche aggiunto: «Ricordo che quella, allora, fu l'occasione per farci qualche risata...». Una «bordata», politicamente parlando, alla quale il ministro ieri ha preferito non rispondere. «Non abbiamo - ha commentato la sua portavoce Luisa Gabbi - commenti da fare». Chi pensava, peraltro, che si trattasse solo di “parole in libertà” di Durnwalder si sbagliava di grosso, prova ne sia che anche i suoi colleghi di partito la pensano, pur con sfumature diverse, allo stesso modo. Per la Volkspartei a decidere deve essere «il gestore del rifugio e non può essere lo Stato a imporre l’esposizione del tricolore».

Per il senatore Hans Berger «le parole di Delrio, forse, sono state fraintese, ma quella del ministro non può che essere stata una semplice raccomandazione. Un eventuale obbligo andrebbe previsto per legge e si tratterebbe di una norma difficile da motivare». Anche il consigliere provinciale Josef Noggler non ha dubbi: «Il paragone fatto da Durnwalder non mi sembra azzeccato ma tocca ai gestori dei rifugi, e non al ministro, decidere. Non si può costringere un privato che ha in gestione una struttra ad esporre una bandiera». Anche l’ex segretario del partito, ed ora candidato per le provinciali, Philipp Achammer ritiene non ci siano i presupposti per mettere in pratica quanto affermato dal ministro. «Non mi piace parlare di simboli, come in questo caso, ma non ritengo sia possibile imporre ai gestori di esporre la bandiera italiana. Ognuno deve fare ciò che sente». Più dura Ulli Mair dei Freiheitlichen che parla «di toni sbagliati del ministro, perchè non fanno altro che alimentare le contrapposizioni. Dimostra di conoscere poco l’Alto Adige».

Ieri, dal Governo, è arrivata però un’altra stoccata alla Svp da parte del sottosegretario alle infrastrutture Rocco Girlanda. «È offensiva per il nostro Paese l'operazione di progressiva rimozione degli elementi di italianità, scientemente perseguiti, che stanno portando avanti le istituzioni dell'Alto Adige: dopo la perdita di italianità in alcuni settori strategici per l'economia del Paese, non perdiamola almeno nella storia. Nessuna istituzione italiana, per quanto possa avvertire come forte il richiamo ad un’identità etnica, può e deve permettersi di sbiadire i tratti distintivi del nostro Paese, che è uno e indivisibile, in quanto frutto di decenni di storia, di sacrifici, di morti, che nessun rappresentante del popolo italiano può pensare di dimenticare o calpestare».

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