«La valanga ci ha trascinati  per 200 metri: è stato terribile» 

Incidente in montagna. Parla Stefano Larcher, l’ingegnere bolzanino, travolto da una grossa massa di neve  mentre con due amici stava risalendo il canalone Neri sulla cima Tosa, nelle Dolomiti di Brenta: «Siamo stati fortunati»  


antonella mattioli


Bolzano. «È stato terribile: mi sono sentito strascinare via da un’enorme massa di neve, ghiaccio, sassi. Un incubo durato solo pochi minuti, ma che sembrava non finire mai. La valanga ci ha scaraventati a valle, per circa 200 metri». Stefano Larcher, ingegnere bolzanino di 35 anni, è ricoverato in un letto dell’ospedale Santa Chiara di Trento, con una frattura ad un ginocchio. In ospedale con la rottura dei legamenti del ginocchio anche Carlo Casagranda, 52 anni di Pergine. Illeso l’amico di Appiano che era con loro. Sono i tre alpinisti “miracolati” - mai termine fu più appropriato - in quanto sono usciti - sotto shock - ma vivi dalla valanga che li ha travolti mentre, domenica mattina poco dopo le 8, stavano risalendo con piccozza e ramponi il Canalone Neri, una ripida lingua di neve e ghiaccio che separa la Cima Tosa dal Crozzon di Brenta.

«Non so come - dice Larcher che ha poca voglia di parlare - ma siamo riusciti ad uscire da soli dalla massa nevosa. Siamo stati fortunati. Anzi, di più».

A dare l’allarme due alpinisti di Lecco che stavano salendo a breve distanza e hanno visto la valanga fermarsi a pochi metri da loro, a quota 2.300 metri. La centrale del 112 da Trento ha fatto immediatamente decollare l’elicottero con l’equipe sanitaria. A rendere particolarmente complicato l’intervento, una fitta nebbia. Nonostante le condizioni meteo avverse, i tre sono stati individuati, recuperati e trasportati a valle.

Allenati fisicamente e preparati dal punto di vista tecnico; grandi appassionati di montagna sia in inverno che in estate, avranno ora bisogno di tempo per superare il trauma.

Per il momento continuano a rivedersi lì, sul Canalone Neri, con l’ingegnere bolzanino davanti a fare la traccia.

«Eravamo saliti sabato al rifugio Brentei con gli sci. Le condizioni erano buone; la temperatura era sotto lo zero e la neve sembrava assestata bene».

Domenica, dopo una notte passata al bivacco del rifugio, la partenza.

«Tutto è andato bene fino a quando dai lati del canalone si è staccata improvvisamente quella massa di neve, ghiaccio e sassi, che ci ha investiti». Stefano Larcher e i suoi due amici adesso hanno solo voglia di dimenticare: «In montagna, una volta risolto il problema al ginocchio, voglio tornarci. Ma in estate».













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