L'INTERVISTA

La vigilessa aggredita: «Quell’uomo è già libero»

Il racconto di Sabrina Manzini, centrata da un cubetto dietro piazza Verdi

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BOLZANO. «Subito dopo l’aggressione è stato preso, accompagnato in Questura e denunciato. Alle 11 era di nuovo in giro in città. In questo modo si dà un brutto segnale, perché il messaggio che passa è che in fondo chi non ha nulla da perdere, può fare quello che vuole».

Sabrina Manzini, 44 anni, modenese di nascita e bolzanina di adozione, è l’agente della Polizia municipale che lunedì mattina poco dopo le sette, durante un controllo nella zona dietro il teatro di piazza Verdi, è stata centrata in pieno da un cubetto di porfido lanciato da un ventitreenne del Gambia denunciato poi per resistenza, violenza e lesioni gravi. 

Sabrina Manzini

Il sanpietrino ha colpito l’agente al ginocchio destro che è ancora dolorante: medicata al Pronto soccorso dell’ospedale San Maurizio è stata dimessa con una prognosi di 25 giorni. Manzini è comunque una tosta: appassionata del lavoro che svolge da 18 anni sulla strada, non ci pensa neppure lontanamente di chiedere al comandante Sergio Ronchetti il trasferimento in ufficio. Non nasconde però l’amarezza e la frustrazione sua e delle forze dell’ordine in generale, davanti alle difficoltà di rispedire nei Paesi d’origine coloro che chiedono asilo in Italia e contemporaneamente si macchiano di gravi reati. «Se poi sei una donna non ti considerano neppure e ti urlano addosso, arrivando a minacciarti di tagliarti la gola. Purtroppo, per chi è cresciuto in certe culture, la donna vale meno di zero». 

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