Il lutto

Lacrime a Bolzano per Helmuth Zisser, il patron dell’Eberle: «Una brava persona, molto appassionata»

Partito dal chiosco della madre, Helmuth aveva trasformato il maso in un rinomato albergo ristorante. L’impegno per Azienda di soggiorno, Hgv e hockey. La figlia Barbara: «Il crollo dell’albergo è stato una tragedia per papà»



BOLZANO. Se n’è andato pochi giorni prima di compiere i 72 anni, l'altro giorno. È Helmuth Zisser, noto albergatore bolzanino, proprietario dell’Eberle di Santa Maddalena, padre di Stefan, ex hockeysta del Bolzano, oggi direttore sportivo della nazionale e a sua volta albergatore.

«Una persona molto appassionata, la sua vita ruotava attorno a famiglia, hockey e hotel», ricorda l’assessora Johanna Ramoser, «Aveva costruito l’albergo insieme alla moglie Marlene, era stato impegnato nel cda dell’Azienda di soggiorno, era un funzionario sempre attivo, interessato, della Hgv. Era molto comunicativo, parlava con tutti. Una brava persona, un nonno entusiasta».

Avrebbe compiuto gli anni il 9 giugno, dice la figlia Barbara

Zisser era nato al maso Eberle. Scuole a Novacella, «poi era andato prima a San Michele e poi in Germania, per studiare enologia. Al ritorno mia nonna gli chiese se volesse fare qualcosa dove allora c’era solo un chiosco», così Barbara Zisser. «Mio padre disse sì e insieme a mia madre, originaria di Cornaiano, hanno costruito un piccolo hotel, aperto nel 1978». Poi lo si è ingrandito, e molto.

«Papà ha lavorato tanto, aveva sempre delle visioni grandi, forse anche troppo. L’ampliamento più importante lo aveva fatto nel 2002-03. Lui voleva sempre qualcosa di nuovo, di diverso, teneva molto all’ospitalità», ancora Barbara. Il crollo dell’hotel, nel gennaio 2021, «per lui era stato una tragedia; era la sua casa, aveva sempre vissuto lì». Zisser, prosegue la figlia, «voleva rifare tutto già quest’anno, ma i tempi tecnici erano lunghi, non aveva la pazienza di aspettare».

Negli ultimi anni, diradati gli impegni alberghieri e non, Helmuth si era molto attivato nella San Vincenzo. «Aiutava la gente povera, chi non aveva così tanto come lui. Aveva un cuore molto sociale». In gioventù conclude, Zisser aveva giocato a hockey, «ma soprattutto era il primo fan di mio fratello».

All’Azienda di soggiorno lo ricordano come un uomo tutto d’un pezzo, che non lesinava critiche, ma pure complimenti. Diretto, gran lavoratore. Conferma l’ex presidente Dado Duzzi: «Intanto era un albergatore nato, quanta energia aveva messo nel raddoppio. Aveva avuto la capacità di interessare i figli, non è facile trasmettere la passione, l’ho sempre ammirato molto per questo». Come rappresentante degli albergatori nell’Azienda di soggiorno «era sempre stato leale: era sì sì o no no. Sempre rispettoso, ma molto diretto, anche quando si trattava di assumere posizioni magari in controtendenza con la volontà del consiglio. Non aveva nessun timore di farlo. Molto affidabile, era apprezzato per la sua verve ironica, di quelle positive».

Per quanto riguarda l’hockey, nell’ambiente è risaputo: sempre dietro le quinte a seguire le vicende del figlio Stefan, negli stadi, al Palaonda. Era un grande appassionato. Per tanti anni l’Eberle era stato il ritrovo dei giocatori per festeggiare le vittorie, ma anche il punto di riferimento per le grandi trattative di mercato del Bolzano. All’Eberle i dirigenti dell’hockey cittadino si trovavano a parlare. Il ristorante era l’epicentro delle riunioni, degli incontri, delle trattative. E Helmuth calzava a pennello, perché aveva sempre seguito il mondo dell’hockey locale. Una persona che non si scomponeva mai. Bastava guardarlo negli occhi, e si capiva quando era felice. DA.PA.













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