Lav: «Tenere Chiku in casa significa non volergli bene»

Presa di posizione della direzione nazionale sul caso del felino sequestrato «Costringerlo in appartamento vuol dire non rispettare le sue vere necessità»


di Alan Conti


BOLZANO. «Cosa ci faceva in una gabbia meranese Chiku, un gattopardo originario dell’Africa calda e arida?». È secca la domanda che la Lav nazionale, per bocca dell’ufficio stampa coordinato da Barbara Paladini, pone e si pone sulla vicenda del presunto servalo. Gli animalisti, infatti, si stanno interrogando e spaccando: c’è chi vorrebbe restituirlo al padrone e chi non ci pensa nemmeno. La Lav ha deciso di stare con i secondi. «Questi padroni ritenevano di avere un pezzo di natura a casa senza averne il diritto. Un rischio e un pericolo per l’animale, per la famiglia e per l’incolumità pubblica. Andava denunciata la sua presenza».

La Lav, in ogni caso, considera assodato trattarsi di un servalo (in realtà solo un esame genetico potrebbe dirimere definitivamente la questione, anche se i documenti esibiti fino adesso lascerebbero intendere la natura selvatica dell’animale) e su questa base contrattacca. «Non si può confondere con un gattone domestico. In questo modo si professa semplicemente ignoranza scientifica e la volontà di confondere l’amore che si prova per questo animale con il rispetto che gli si deve. Due cose ben distinte, Le reali necessità etologiche di un servalo non sono certo quelle di stare in una gabbia o in un salotto con il camino. D’altronde lo dice anche la legge».

La detenzione di un servalo, lo ricordiamo, è espressamente vietata in Italia in quanto animale selvatico e pericoloso. Una legge che è anche finalizzata alla tutela della specie stessa che veniva catturata e poi riprodotta in cattività con fini di commercializzazione. «Purtroppo sarà quasi impossibile farlo tornare alla sua selvaticità in natura, ma ospitarlo in un centro di recupero riconosciuto dal Ministero come quello di Grosseto è di sicuro la scelta migliore in questo momento. Bisogna restituire a Chiku la dignità che questi giorni gli hanno tolto». (a.c.)

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